Violenza di genere, Mari (FDI): Civitavecchia è un modello operativo da replicare

Nella lotta senza quartiere che le istituzioni debbono proseguire ogni giorno e ogni notte contro femminicidi e violenza di genere, Civitavecchia si è affermata come un modello operativo. Importanti sono state le parole del procuratore generale di Roma, Giuseppe Amato, nel riconoscere la validità dei corsi che si sono svolti grazie alla felice intuizione del Procuratore di Civitavecchia Alberto Liguori. Con gli incontri dedicati a questo tema, si è permesso a forze dell’ordine, operatori sanitari e professionisti di creare un sistema che protegge le vittime e ne ha cura anche a valle della denuncia. Una risposta delle istituzioni che si pone al fianco delle iniziative che a livello regionale stiamo attuando su reddito di libertà, centri anti violenza ed altri aspetti. Le parole del Presidente Francesco Rocca, risuonate nella prestigiosa cornice della sala Tirreno del Palazzo della Regione Lazio, rappresentano per il territorio ed i suoi operatori un motivo di orgoglio e per tutti noi uno stimolo ad andare avanti su questa strada con sempre maggiore convinzione. Grazie quindi al dottor Liguori per questo esempio concreto di energie messe in campo a sostegno delle vittime e al collega Mario Luciano Crea per aver permesso un incontro dal grande valore simbolico per coloro che quotidianamente sono in trincea contro i delitti di genere”. Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Emanuela Mari.




“Se toccano una, toccano tutte”, Italia Viva presente alla manifestazione in piazza San Carluccio

VITERBO – Riceviamo e pubblichiamo: “Ieri sera, come delegazione di Italia Viva, abbiamo partecipato alla manifestazione “Se toccano una, toccano tutte”, in piazza San Carluccio a Viterbo, promossa da numerose realtà del territorio per dire con forza basta alla violenza patriarcale e di genere.

Una piazza partecipe, viva, attraversata da parole coraggiose e slogan che gridano rabbia e voglia di cambiamento. Il manifesto letto dalle associazioni ha ribadito ciò che Italia Viva sostiene da sempre: la violenza contro le donne e le soggettività non conformi è un problema strutturale, da affrontare con strumenti politici seri, continui e concreti.

In rappresentanza del partito, oltre a me, erano presenti anche Felice Casini, presidente regionale di Italia Viva, Loreto, Elena Angiani e Alessandra Ortenzi.

Italia Viva c’è, e continuerà a esserci, nei territori come nelle istituzioni: per sostenere il lavoro dei centri antiviolenza, promuovere un’educazione fondata sul rispetto e sul consenso, e contrastare ogni forma di discriminazione. Non possiamo più accettare il silenzio o l’indifferenza.

Per Ilaria, per Sara, per tutte.

Perché nessuna resti sola”.




Contro la violenza di genere, Arci Viterbo Partecipa al presidio dell’11 aprile

VITERBO – Arci Viterbo aderisce al presidio di venerdì 11 aprile indetto da Non Una Di Meno Viterbo contro la violenza di genere. Scendiamo in piazza per dare voce a chi non può più parlare e per ribadire, ancora una volta, la necessità di cambiamenti e politiche strutturali, non risposte emergenziali: «Non possiamo più accettare che la responsabilità venga individualizzata mentre il sistema resta intatto. È tempo di sostenere e difendere l’attività politica dei centri antiviolenza, delle case delle donne, della prevenzione primaria e di un’educazione affettiva e sessuale».

Dall’inizio del 2025, come ricorda il comunicato di Non Una Di Meno Viterbo, si sono registrati 16 femminicidi, 2 suicidi di donne, 1 suicidio di un uomo trans, 1 suicidio di una persona non binaria, 4 casi in fase di accertamento.

Invitiamo tutte le persone, associazioni, organizzazioni a scendere in piazza venerdì 11 aprile alle 19:00 a piazza San Carluccio, a Viterbo.

Per Ilaria, per Sara, per tuttə. Con tutta la rabbia, con tutto il dolore

 




Viterbo, Troncarelli: “In piazza per dire basta alla violenza di genere. Serve educazione sentimentale e sessuale nelle scuole”

VITERBO – “La situazione è sotto gli occhi di tutti, basta aprire un giornale o un sito di notizie. I casi di femminicidio e le forme di violenza contro le donne e le persone LGBTQIA+ sono in continuo aumento, e questo non può lasciarci indifferenti. Invito tutte e tutti a partecipare al presidio promosso dal comitato promotore Non Una Di Meno venerdì 11 aprile alle ore 19:00 in Piazza San Carluccio. Un’occasione importante per far sentire la nostra voce e prendere posizione in modo chiaro e determinato contro ogni forma di violenza di genere”.

Così Alessandra Troncarelli, Segretaria del Circolo PD di Viterbo, in merito all’iniziativa pubblica che si terrà nel centro storico della città, nata come risposta collettiva all’escalation di femminicidi avvenuti nei primi mesi del 2025.

“Sono grata a Non Una Di Meno Viterbo per l’impegno continuo e coerente con cui porta avanti la battaglia per i diritti, l’autodeterminazione e la giustizia sociale – prosegue Troncarelli –. Dobbiamo sostenere chi ogni giorno lavora sul territorio per proteggere e accogliere chi subisce violenza, costruire percorsi alternativi alla solitudine e al silenzio. Non possiamo più tollerare che tutto venga derubricato a casi isolati o a emergenze momentanee: siamo di fronte a un problema strutturale e sistemico, radicato in una cultura patriarcale che va smantellata”.

“La politica ha il dovere di ascoltare, di agire, di proporre misure concrete: dal potenziamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio, alla promozione di una vera educazione sentimentale e sessuale nelle scuole, fino a un cambiamento culturale profondo che metta al centro il rispetto e la libertà. Venerdì saremo in piazza anche per questo: per ricordare le vittime, per sostenere chi lotta ogni giorno, per dire con forza che non vogliamo più vedere un’altra donna uccisa. E se ‘domani tocca a me’, deve essere l’ultima. Ma per davvero”.

Così Alessandra Troncarelli, Segretaria Circolo unico Pd di Viterbo.




La CGIL Civitavecchia Roma nord Viterbo aderisce alla manifestazione contro la violenza di genere indetta dall’associazione Non Una Di Meno

VITERBO – Riceviamo da CGIL Civitavecchia Roma nord Viterbo e pubblichiamo: “La CGIL Civitavecchia Roma nord Viterbo aderisce alla manifestazione contro la violenza di genere indetta dall’associazione Non Una Di Meno e da altre realtà territoriali per Venerdì 11 Aprile alle ore 19:00 in Piazza San Carluccio a Viterbo.
La violenza di genere nel nostro Paese è un fenomeno strutturale, e affonda le radici nella cultura patriarcale di cui è ancora imbevuta la nostra società.
La violenza contro le donne non è un fatto privato, è la negazione dei diritti umani di tutte e di tutti, si colloca in una logica e pratica di possesso, di potere, di controllo, una pratica gerarchica che vuole annullare la libertà e l’autodeterminazione di ogni persona, di ogni individuo, di ogni donna indipendentemente dall’estrazione sociale ed economica.
Rifiutiamo le narrazioni che giustificano le violenze, bisogna smettere di minimizzare i comportamenti persecutori dipingendoli come invaghimento non corrisposto, non c’è più spazio per la negazione di ciò che è sotto gli occhi di tutte e tutti, ora bisogna fare molto di più.
È necessario contrastare e prevenire ogni forma di violenza contro le donne, contrastare la cultura del possesso.
Per fermare i femminicidi servono istituzioni capaci di riconoscere i segnali della violenza, dare credito a chi denuncia, intervenire prima che sia troppo tardi.
Serve un impegno concreto delle istituzioni, serve smettere di chiedere alle donne di salvarsi da sole.
Di fronte all’ennesimo femminicidio, non si può restare indifferenti, bisogna fare rumore. “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”




“Se toccano una, toccano tutte”, Viterbo in piazza contro la violenza di genere

VITERBO – Venerdì 11 aprile 2025 alle ore 19:00 in Piazza San Carluccio a ViterboNon Una Di Meno Viterbo promuove il presidio “Se toccano una, toccano tutte”, contro la violenza di genere e per reagire all’escalation di femminicidi avvenuti nei primi mesi dell’anno. Tra loro Sara Campanella e Ilaria Sula, uccise negli ultimi giorni a poche ore di distanza l’una dall’altra. Nomi che chiedono voce.

Dall’inizio del 2025 l’osservatorio di Non Una Di Meno ha registrato: 16 femminicidi, 2 suicidi di donne, 1 suicidio di un uomo trans, 1 suicidio di una persona non binaria, 4 casi in fase di accertamento. Vittime di un crimine d’odio basato su discriminazioni di genere ed etero-cis-patriarcale.
Scenderemo in piazza per restituire voce a chi non può più parlare, sicure che questo massacro non sia il risultato di condotte personali, di raptus e di violenze isolate ma frutto di una realtà sistemica patriarcale. Una violenza patriarcale che ci uccide ogni giorno. Come altre realtà femministe e transfemministe che sul territorio italiano si stanno mobilitando proprio in questi giorni, vogliamo farci sentire, fare rumore. “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”. Vogliamo che l’ultima resti l’ultima.
Non possiamo più accettare che la responsabilità venga individualizzata mentre il sistema resta intatto. È tempo di chiedere politiche strutturali, non risposte emergenziali. È tempo di sostenere e difendere l’attività politica dei centri antiviolenza, delle case delle donne, della prevenzione primaria e di un’educazione affettiva e sessuale. Saremo in piazza per incontrarci, organizzarci, stringerci e prendere il nostro spazio. Non possiamo più restare a guardare. Invitiamo tuttə, associazioni e singole persone, ad aderire alla piazza.

Per Ilaria, per Sara, per tuttə. Con tutta la rabbia, con tutto il dolore.



Polizia, intensa l’attività svolta per contrastare la violenza di genere

VITERBO – Prosegue senza sosta l’intensa attività della Polizia di Stato finalizzata alla tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Dall’inizio dell’anno sono state, infatti,
numerose le denunce trattate dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di
Viterbo per codici rossi che hanno portato a denunciare all’Autorità giudiziaria diverse
persone per i reati di violenza sessuale, atti persecutori, maltrattamenti in famiglia e
lesioni aggravate.
Sono sempre simili sono le storie portate all’attenzione dei poliziotti in cui le
persone offese riferiscono di relazioni difficili con episodi di violenza e di gelosia al
momento della separazione, sfociate poi in atti persecutori nei confronti dell’ex partner.
Come accaduto in una delle ultime denunce nella quale una donna ha raccontato di aver
subito maltrattamenti durante anni di convivenza ricevendo insulti, minacce ed
aggressioni.
Al termine della tormentata relazione la ragazza ha continuato a ricevere con insistenza chiamate e contatti tramite social, oltre a ritrovare spesso l’ex compagno nei
luoghi da lei frequentati. La vittima è stata poi anche aggredita in pieno centro dall’uomo
riportando alcune lesioni. Nei confronti dell’aggressore è scattata così la misura del
Divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa con l’applicazione
del braccialetto elettronico.
Nell’attività complessivamente svolta dalla Sezione specializzata per i Reati
contro la persona della Squadra Mobile diretta dal dott. Roberto Proietti i procedimenti
penali instaurati e le successive indagini svolte hanno consentito di eseguire, da inizio
anno, 6 misure cautelari, tra cui un Allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento e 4 Divieti di avvicinamento con l’applicazione del braccialetto
elettronico. Inoltre è stato eseguito un provvedimento di custodia cautelare agli arresti
domiciliari per il reato di violenza sessuale, mentre un procedimento riguardante il
delitto di atti sessuali su minore si è concluso con l’ordine di esecuzione per la carcerazione definitiva a carico di un soggetto residente nella provincia viterbese.




8 marzo: il 78% delle ragazze teme violenza in amore e famiglia – i dati di Terre des Hommes

MILANO – Il 78% delle ragazze teme di subire violenza in amore e in famiglia e il 56% ha paura che limitazioni maschiliste possano ostacolare la propria carriera lavorativa. È questa l’immagine delle giovani e giovanissime che restituisce l’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes e da Scomodo che, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, ha raccolto la voce di oltre 2.900 ragazze.

Tra le under 26, il 40% delle ragazze intervistate individua nelle relazioni amorose l’ambito in cui è più probabile subire una violenza. Un altro 38% indica anche la famiglia come luogo a rischio violenza. Queste percentuali salgono con il crescere dell’età: tra le ragazze di 26 anni o più, infatti, la famiglia, che in questa fascia d’età smette di essere quella di origine per diventare quella che ci si costruisce, raggiunge il 58%, diventando il luogo percepito come maggiormente a rischio violenza. Anche l’amore, con il 46%, è segnalato da più ragazze.

La stessa domanda sottoposta ai coetanei maschi ottiene risposte diverse: tra gli under 26 solo il 25% indica l’amore e il 30% la famiglia come potenziali scenari di violenza; tra i più grandi la famiglia è al 49% e l’amore al 34%.

Un altro dato desta preoccupazione: a 1 under 26 anni su 5 non crea problemi che il partner acceda al proprio cellulare come forma di controllo. Anche se la maggior parte, il 79.5%, lo ritiene inaccettabile, rimane una piccola percentuale, l’%, che l’apprezza come fosse una forma di rispetto. Col crescere dell’età, tuttavia, aumenta la consapevolezza che tale pratica sia inaccettabile: tra le ragazze di 26 anni o più l’88% non accetta questo controllo, al 12% non crea problemi e solo lo 0,35% lo considera una forma di rispetto.

Anche in questo caso i coetanei maschi hanno un’opinione diversa: per il 30% dei minori di 26 anni e il 22% degli over 26 il controllo del cellulare non è un problema e per il 5,5% dei più giovani e il 2,5% dei più grandi è addirittura una forma di rispetto.

Non sono solo le relazioni personali e sentimentali a preoccupare le ragazze e ad essere condizionate dal genere di appartenenza: anche la carriera lavorativa che scelgono di intraprendere risente del loro essere donne. Più della metà (56%) delle ragazze intervistate ritiene che stereotipi e retaggi culturali retrogradi e maschilisti possano limitare le proprie scelte riguardati studio e carriera. Percezione che aumenta solo leggermente con l’età: tra le ragazze di 26 anni o più lo pensa il 58%. Questo rischio pesa ancora di più (al 65% tra gli under 26 e al 68% tra gli over) tra chi si dichiara non binario, ma molto meno tra i maschi (25,5% sotto i 26 anni, 28% per i 26 anni o più). Gli altri limiti percepiti dalle giovani under 26 sono: mancanza di una rete di sostegno (27%), mancanza di stabilità economica della famiglia (24,5%), mancanza di modelli a cui ispirarsi (19%), mancato appoggio della famiglia (10%), mancato supporto dei pari (7,5%). Solo il 24% delle ragazze under 26 e l’11% delle persone non binarie non vede limiti nella propria carriera professionale, a fronte del 31,5% dei coetanei maschi.

Le ragazze sono, quindi, consapevoli di quanto ci sia ancora da fare per contrastare violenza e discriminazioni di genere e credono fortemente nell’importanza dell’educazione sessuo-affettiva a scuola. Il 95% delle under 26 ritiene che possa essere utile a limitare la violenza di genere, con il 60% che ne è assolutamente convinta e il 35% che pensa la possa prevenire in parte. E ne sono convinti anche il 91,5% dei coetanei maschi e l’89% delle persone non binarie. Solo il 2,5% delle ragazze e il 4% dei ragazzi, ma il 7% di chi si considera non binario, ritiene, invece, che anche un’educazione sessuo-affettiva insegnata a scuola sarebbe inutile nel prevenire la violenza di genere.

I più giovani indicano i temi che vorrebbero fossero trattati all’interno dei percorsi scolastici di educazione sessuo-affettiva: consenso e rispetto nei rapporti (femmine 77%; maschi 64%; persone non binarie 76%), gestione delle relazioni e delle emozioni (F 62%, M 57%, NB 47%), contraccezione e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (F 45%, M 46%, NB 44%), parità di genere e contrasto agli stereotipi (F 44%, M 35%, NB 34,5%), orientamento sessuale e identità di genere (F 22%, M 28%, NB 54,5%), anatomia del corpo e cambiamenti durante la crescita (F 15,5%, M 19%, NB 9%), percorsi per conoscere meglio i propri desideri (F 14%, M 16%, NB 9%).

«È il momento di occuparci di educazione sessuo-affettiva. Non possiamo più aspettare lasciando i nostri ragazzi e le nostre ragazze sempre più in balia di una narrazione affidata alla sola rappresentazione, violenta e maschilista, della pornografia. È dai programmi di educazione che dobbiamo partire per scardinare la cultura patriarcale in cui viviamo e che sta facendo crescere generazioni di giovani donne che temono le sfere della vita che più dovrebbero dare sicurezza e soddisfazione: l’amore, la famiglia e la carriera lavorativa.» Afferma Paolo Ferrara, Direttore Generale Terre des Hommes Italia. «con il nostro Osservatorio indifesa da più di 10 anni ci facciamo megafono della voce di tante e tanti adolescenti, cercando di orientare le politiche delle istituzioni e della comunità educante e oggi, in occasione dell’8 marzo, vogliamo essere i portavoce di questa richiesta: introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole».

«Non è un caso che oltre il 40% delle ragazze under 26 intervistate pensano che il luogo più probabile dove subire una violenza sia all’interno della propria relazione amorosa. Viviamo nella consapevolezza che la violenza di genere si radica e si manifesta prima di tutto nelle nostre relazioni amorose, in quelle famigliari e nei rapporti che abbiamo con persone vicine a noi. Siamo costantemente esposte a una narrazione mediatica che cerca di ridurre la violenza che subiamo alle strade, ai locali notturni, ai mezzi pubblici, quando quello che realmente viviamo quotidianamente è la paura che le persone con cui condividiamo una relazione possa esercitare una qualsiasi forma di violenza su di noi», dichiara la direttrice editoriale di Scomodo Cecilia Pellizzari «La pretesa di una forma di educazione sessuo-affettiva laica nelle scuole non può passare in secondo piano. Facciamo formazione e autoformazione negli spazi intermedi da sempre. Ora serve che la scuola e le istituzioni si prendano la responsabilità di garantire questa formazione, in dialogo con le realtà femministe che si occupano di questo da decenni, in modo che tutte le persone che frequentano le scuole pubbliche siano esposte allo stesso modo a una formazione in grado di mettere dei tasselli fondamentali per il contrasto alla violenza di genere».




Violenza di genere e femminicidio: un “manuale” per combatterli. Alessandro Cardente presenta Oltre il masKio

ROMA – Ieri, presso la Libreria Borri Books di Roma, si è tenuta la presentazione di Oltre il masKio, il nuovo libro di Alessandro Cardente edito da Koinè Nuove Edizioni. Un’opera che affronta con profondità e sensibilità uno dei temi più urgenti della nostra società: la violenza di genere e il ruolo decisivo degli uomini nel contrastarla.

L’evento ha visto la partecipazione di Vladimir Luxuria e Francesco Storace, che hanno arricchito il dibattito con riflessioni preziose. Nonostante percorsi e prospettive diverse, entrambi hanno ribadito l’importanza di superare stereotipi di genere e promuovere una cultura di rispetto e inclusione.

A moderare la discussione è stata Lilli Garrone, giornalista del Corriere della Sera. Nadia La Bella, fashion blogger e opinionista del programma Rai “BellaMa”, ha letto alcuni passaggi significativi del testo, mentre la giornalista Melania Petriello ha concluso la presentazione.

Un manifesto per un cambiamento radicale

Durante il suo intervento, Alessandro Cardente ha descritto il libro come un invito concreto ad affrontare il problema della violenza di genere da una nuova prospettiva: “Con Oltre il masKio ho voluto avviare un ribaltamento epocale: le violenze di genere e i femminicidi non possono più essere considerati solo una ‘questione femminile’. È urgente riconoscerli come una responsabilità maschile e costruire un’alleanza sincera con le donne. Serve un’educazione all’empatia che parta dalle scuole e si diffonda nella società. Ringrazio Simona Izzo per aver condiviso questa visione e per aver scritto la prefazione del libro.”

Empatia come strumento educativo

Uno dei temi centrali dell’incontro è stata la proposta di introdurre programmi scolastici dedicati all’educazione emotiva, con l’obiettivo di insegnare ai giovani a riconoscere e rispettare le emozioni proprie e altrui. Questa misura, secondo Cardente e gli ospiti, rappresenterebbe un passo concreto per prevenire la violenza di genere alla radice.

Vladimir Luxuria, infatti, ha sottolineato come un cambiamento culturale sia possibile solo attraverso interventi strutturati: “Ancora oggi, molte donne non denunciano le violenze subite. Dobbiamo incoraggiarle a farlo e, soprattutto, chi raccoglie le denunce deve prenderle seriamente. L’evoluzione deve coinvolgere l’intera società. Trovo assurdo che, dal 1993, la Legge Mancino preveda un’aggravante per chi commette violenza contro una persona in quanto appartenente a una razza o a una minoranza, ma questa stessa tutela non venga applicata alle aggressioni contro le persone omosessuali. È fondamentale lavorare sull’aspetto educativo, più ancora che sulle pene. Se vogliamo meno omofobi, dobbiamo intervenire a livello culturale ed educativo. Le scuole hanno un ruolo cruciale nell’educazione all’affettività. Non c’è nulla di scandaloso se due uomini si tengono per mano, ma se un uomo picchia una donna sì, e dobbiamo indignarci di fronte a questo. È necessario unirci per costruire una società migliore”.

Come Luxuria, anche Francesco Storace ha evidenziato l’urgenza di un’azione condivisa: “Dobbiamo ripartire dall’educazione emotiva e da un cambiamento del linguaggio che usiamo ogni giorno. La violenza che dilaga tra i giovani è un chiaro segnale del deterioramento sociale. Dobbiamo evitare di precipitare in una spirale senza fine. Se consideriamo insieme omofobia, femminicidi e violenza giovanile, diventa evidente quanto il rispetto stia scomparendo. Le parole che ascoltiamo sin dall’infanzia influenzano profondamente la percezione di noi stessi e degli altri. Per costruire una società più evoluta, è necessario rivedere il nostro linguaggio e abbandonare espressioni che trasmettono stereotipi e discriminazioni. Serve un linguaggio più rispettoso. La scuola può fare molto, ma il cambiamento deve coinvolgere tutti. Dobbiamo rimettere in ordine le cose, siamo sulla buona strada. Autori come Alessandro Cardente vanno ringraziati per il loro contributo”.

Un invito all’azione

Oltre il masKio non è solo un libro, ma un appello rivolto a uomini e donne per collaborare verso un futuro libero da prevaricazioni e stereotipi. Un percorso che si nutre di dialogo, educazione e comprensione reciproca.

Attraverso la sua nuova opera, Cardente lancia un messaggio chiaro: la lotta contro la violenza di genere non è solo una battaglia delle donne, ma un impegno collettivo che parte dagli uomini e dalla responsabilità di ciascuno di noi.




Violenza di genere, Regimenti: “Usiamo nuove tecnologie per garantire sicurezza a donne in pericolo”

ROMA– «Per fermare la violenza sulle donne bisogna agire su tre fronti: prevenzione, sicurezza e educazione. Per questo oggi abbiamo riunito in Regione Lazio rappresentanti istituzionali, esponenti delle Forze dell’Ordine e del mondo delle professioni davanti a una platea composta prevalentemente da ragazzi delle scuole: è dai più giovani che deve partire il cambiamento che vogliamo. Nel ribadire la necessità di una grande alleanza tra istituzioni, forze dell’Ordine e società civile affinchè si possa agire in sinergia, ho voluto ringraziare in particolare il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, per l’attenzione che sta ponendo sul tema: garantire sostegno e sicurezza alle donne che vogliono uscire dal tunnel della violenza significa far crescere le denunce e fermare quel circolo vizioso che, purtroppo, spesso si conclude con le tragedie che riempiono le cronache. Usiamo ogni strumento, a partire dalle nuove tecnologie, per assicurare libertà e speranza alle donne».

Lo ha dichiarato l’assessore al Personale, alla Polizia locale, alla Sicurezza urbana, agli Enti locali e all’Università della Regione Lazio, Luisa Regimenti, durante l’evento “I mille volti della violenza di genere: la rinascita delle donne parte dalla sicurezza”, organizzato nella sede della Giunta regionale del Lazio.

«Il mio auspicio é che le preziose testimonianze ascoltate oggi, a partire da quelle dolorose di Barbara Mariottini, madre di Desirèè Mariottini, e di Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, che hanno vissuto la tragedia da vicino, possano scuotere le coscienze, soprattutto dei più giovani, affinchè la cultura della violenza e della prevaricazione lasci il posto a quella del rispetto e della comprensione. La Regione Lazio non farà mancare il suo sostegno affinchè nessuna donna sia lasciata sola», ha concluso l’assessore Luisa Regimenti.

 




Violenza di genere, Regimenti: “Usiamo nuove tecnologie per garantire sicurezza a donne in pericolo”

ROMA – «Per fermare la violenza sulle donne bisogna agire su tre fronti: prevenzione, sicurezza e educazione. Per questo oggi abbiamo riunito in Regione Lazio rappresentanti istituzionali, esponenti delle Forze dell’Ordine e del mondo delle professioni davanti a una platea composta prevalentemente da ragazzi delle scuole: è dai più giovani che deve partire il cambiamento che vogliamo. Nel ribadire la necessità di una grande alleanza tra istituzioni, forze dell’Ordine e società civile affinchè si possa agire in sinergia, ho voluto ringraziare in particolare il Prefetto di Roma, Lamberto Giannini, per l’attenzione che sta ponendo sul tema: garantire sostegno e sicurezza alle donne che vogliono uscire dal tunnel della violenza significa far crescere le denunce e fermare quel circolo vizioso che, purtroppo, spesso si conclude con le tragedie che riempiono le cronache. Usiamo ogni strumento, a partire dalle nuove tecnologie, per assicurare libertà e speranza alle donne».

Lo ha dichiarato l’assessore al Personale, alla Polizia locale, alla Sicurezza urbana, agli Enti locali e all’Università della Regione Lazio, Luisa Regimenti, durante l’evento “I mille volti della violenza di genere: la rinascita delle donne parte dalla sicurezza”, organizzato nella sede della Giunta regionale del Lazio.

«Il mio auspicio é che le preziose testimonianze ascoltate oggi, a partire da quelle dolorose di Barbara Mariottini, madre di Desirèè Mariottini, e di Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, che hanno vissuto la tragedia da vicino, possano scuotere le coscienze, soprattutto dei più giovani, affinchè la cultura della violenza e della prevaricazione lasci il posto a quella del rispetto e della comprensione. La Regione Lazio non farà mancare il suo sostegno affinchè nessuna donna sia lasciata sola», ha concluso l’assessore Luisa Regimenti.




Violenza di genere, incontro a Tarquinia con i Giovani Democratici

TARQUINIA (Viterbo) – “Libertà e giustizia: per tutti e per nessun’altra” è il titolo di un incontro dedicato alla riflessione e alla consapevolezza riguardo la violenza di genere, che si terrà sabato 30 novembre, alle 17, alla Cittadella, sede dell’associazione Semi di Pace a Tarquinia. Organizzato dai Giovani Democratici di Tarquinia e Viterbo, l’appuntamento si aprirà con un’ora di “silent reading”, per riflettere in silenzio su storie e testimonia di vittime di violenza, cui seguirà un dibattito con la partecipazione di Alice Beccherelli, responsabile dipartimento pari opportunità Giovani democratici Lazio; Marta Nori, rappresentante dell’associazione Kyanos; Tagne Fanlio e Pierrette Cleole, della cooperativa sociale Alicenova; Manuela Benedetti, segretaria provinciale del Partito Democratico.




Polizia di Stato: rinnovata la campagna “Questo non è amore” contro la violenza di genere

VITERBO – In occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Polizia di Stato rinnova il suo impegno con la campagna permanente contro la violenza di genere “Questo non è amore” a diffondere, attraverso l’informazione e la prevenzione, la cultura del rispetto e della consapevolezza.

Questa mattina il Questore di Viterbo dott. Luigi Silipo ha incontrato presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico Tecnologico Statale “Leonardo da Vinci” diverse classi di studenti del triennio in un evento finalizzato a far conoscere ai ragazzi come si sviluppano alcuni comportamenti violenti per cercare di prevenirli prima che degenerino, attraverso l’illustrazione di un caso concreto del passato.

Nello scorso fine settimana altre iniziative di sensibilizzazione sono state organizzate dalla Polizia di Stato a Viterbo con la presenza di personale specializzato nelle giornate di sabato e domenica presso il Camper antiviolenza in piazza dei Caduti e lo stand informativo all’interno del Centro commerciale “Tuscia”. Inoltre la Questura di Viterbo ha aderito all’iniziativa “Orange the World”, promossa da UN Women ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere, illuminando ieri simbolicamente la facciata di ingresso di arancione, colore scelto come simbolo di un futuro senza violenza basata sul genere.

Nei primi 6 mesi del corrente anno nella provincia di Viterbo sono stati commessi complessivamente 159 reati inerenti alla violenza di genere, di cui l’87% con vittime di sesso femminile. Nello specifico 71 reati di atti persecutori (+109% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), 74 di maltrattamenti contro familiari o conviventi (+14%) e 14 di violenze sessuali (-36%).

Le attività di prevenzione e di contrasto al fenomeno assicurate dalla Polizia di Stato attraverso l’utilizzo degli strumenti di tutela delle vittime previsti dalla normativa vigente hanno prodotto, nei primi mesi dell’anno 2024, nella provincia di Viterbo, l’emissione di 55 provvedimenti di ammonimento a firma del Questore di Viterbo notificati ad altrettanti soggetti responsabili di condotte di violenza in ambito familiare, mentre nel 2023 i provvedimenti erano stati 11; nello stesso periodo del 2024 i provvedimenti di ammonimento in materia di atti persecutori sono stati 7, a fronte dei 24 emessi nel 2023.

Estate 2024

In tutti i citati casi i maltrattanti sono stati avviati ai percorsi di recupero anti-violenza promossi gratuitamente attraverso il Protocollo Zeus stipulato dalla Questura di Viterbo con le associazioni aderenti.

Sempre nei primi 11 mesi del 2024, la Questura di Viterbo ha notificato 6 misure di sorveglianza Speciale Codice Rosso, di cui 4 con controllo elettronico emessi dall’A.G. sulla base dell’istruttoria curata dalla Polizia di Stato.




“Progetto Rondini” per il contrasto alla violenza di genere e al bullismo

TARQUINIA (Viterbo) – Presso La Cittadella di Semi di Pace è operativo il “Progetto Rondini” per dare concreto sostegno a tutte le donne che possono trovarsi in situazioni di pericolo, ma anche uno spazio di ascolto ed accompagnamento per giovani e famiglie.

Si garantisce l’assoluta riservatezza e la disponibilità ad accogliere con delicatezza ed attenzione.

Si potrà accedere al servizio chiamando i numeri: 331.4192159 – 0766.842709

Email: rondini@semidipace.org

La Cittadella – Loc. Vigna del Piano, Tarquinia (VT)




Contributo dell’Arma dei Carabinieri nella lotta alla violenza di genere e domestica nella Provincia di Viterbo

VITERBO – Il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri negli ultimi 3 mesi ha organizzato e svolto una intensa attività formativa e informativa sulla violenza di genere e domestica in favore del personale che opera sul territorio della Tuscia.

Il primo ciclo di specifici corsi formativi si era tenuto nel corso del 2023 e aveva interessato i Comandanti di Stazione e il personale impiegato in attività investigative presso i Nuclei Operativi delle 5 Compagnie territoriali dipendenti dal Comando Provinciale, Viterbo, Civita Castellana, Montefiascone, Tuscania e Ronciglione.

Iniziato ad aprile scorso e concluso appena dopo la celebrazione del 210° anniversario dell’Istituzione della “benemerita” si è tenuto il secondo ciclo di seminari. L’obiettivo, fanno sapere dal Comando di Via del Lellis è di “implementare ulteriormente la professionalità dei militari che operano nella provincia di Viterbo e assicurare un capillare aggiornamento dei carabinieri sulle ulteriori modifiche normative recentemente introdotte dal legislatore sul Codice Rosso”.

Gli incontri sono stati tenuti da Sottufficiali specializzati del Nucleo Investigativo, Referenti della Rete Nazionale di Monitoraggio sul fenomeno della Violenza di Genere, dall’Avv. Rosita Ponticiello, Presidente Onorario della Camera Civile di Viterbo, già coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Unione Nazionale Camere Civili e Presidente del Rotary Club di Viterbo, dalla Dr.ssa Dalila Corsini, Psicologa Clinica e Forense, Specializzata in psicologia giuridica e psicologia delle dipendenze e dalla Dr.ssa Marta Nori, Direttrice del Centro Antiviolenza “Penelope” di Viterbo, ed ha visto la partecipazione di ben 99 militari delle Stazioni, delle Sezioni Radiomobili e delle Centrali Operative provenienti da tutti i reparti dell’Arma Territoriale della Tuscia.

L’iniziativa, voluta fortemente dal Comandante provinciale Colonnello Massimo Friano, è andata a rafforzare la pronta risposta dei militari dell’Arma che operano quotidianamente a contatto con la popolazione, “sulla strada”, e che in ragione del proprio servizio di prossimità, potenzialmente possono ricevere la prima richiesta di aiuto e possono essere i primi ad entrare in contatto con una vittima di violenza di genere. “A ognuna di queste persone – ha dichiarato il Colonnello Friano – intendiamo assicurare che ovunque nella provincia di Viterbo veda l’insegna Carabinieri, li troverà il volto dello stato che accoglie, ascolta e soccorre. A volte con un gesto di comprensione semplice ma in grado di cambiare la vita delle persone, strappandola al pericolo”.

Gli istruttori e i relatori, partendo dalla definizione in sé di violenza di genere, hanno illustrato i tanti stereotipi e pregiudizi ancora connessi con questa materia, per poi operare con un approccio multidisciplinare, volto ad implementare la conoscenza e le competenze degli attori in divisa sul territorio. Al corso è stato dato un taglio operativo, illustrando l’evoluzione della procedura penale in merito e la normativa attuale, anche alla luce della recente Legge 168/2023, approfondendo le singole fattispecie di reato nel dettaglio. Particolare attenzione è stata data alla condizione di vulnerabilità, così come previsto dall’art.90 quater del codice di procedura penale, e alla cosiddetta “vittimizzazione secondaria”, ovvero sia quel processo psicologico che porta la vittima di un reato di genere ad evitare di parlare di ciò che ha subito o a denunciarne l’accaduto, per colpa di una serie di atteggiamenti e condizionamenti esterni, della società in genere o di singoli individui, le cui conseguenze possono essere rafforzative o addirittura peggiori del trauma ricevuto.

La vittima di violenza di violenza di genere che si rivolge a un presidio dell’Arma dei Carabinieri deve trovare empatia, comprensione e solidarietà: per questo, ai militari sono state illustrate nel dettaglio le procedure operative inerenti l’Attivazione, l’Accoglienza, l’Ascolto, i fondamenti della vittimologia, la psicologia della testimonianza e dell’ascolto del minore.

I corsi tenuti sono stati svolti anche in considerazione del grande lavoro che quotidianamente l’Arma dei Carabinieri svolge nel territorio, perseguendo circa l’80% dei reati complessivi che in materia vengono consumati nella Tuscia. Si tratta di un lavoro silenzioso e di cui non viene data notizia, al fine di tutelare la riservatezza delle vittime la cui individuazione sarebbe estremamente facile trattandosi di reati spesso consumati in piccoli centri.

Per dare l’idea della mole di lavoro svolto dalle Stazioni, coordinate dal personale specializzato del Nucleo Investigativo, nel 2023 sono state svolte indagini per 82 casi di maltrattamenti in famiglia, 45 di stalking, 17 violenze sessuali (di cui 3 nei confronti di minorenni), 5 sono stati i casi di revenge porn; a corollario di tali reati, vi sono stati 45 casi di lesioni personali, 7 di percosse, 23 le minacce. 17 autori sono stati arrestati in flagranza di reato, 2 sono stati allontanati d’urgenza dalla casa familiare.

L’Autorità Giudiziaria, alla quale è assicurato uno straordinario rapporto di collaborazione, a seguito dello svolgimento delle indagini, ha emesso 6 misure cautelari in carcere; 4 agli arresti domiciliari; 9 allontanamenti dalla casa familiare; 19 divieti di avvicinamento alle persone offese con controllo elettronico; 180 sono state le persone deferite in stato di libertà; 3 i ritiri cautelativi di armi.

Nell’anno in corso l’impegno è ulteriormente aumentato; da gennaio a fine maggio i carabinieri hanno proceduto per 72 casi di maltrattamenti in famiglia; 31 quelli di stalking; 5 violenze sessuali di cui 2 in danno di minorenni; 1 caso di revenge porn; 1 tentato omicidio; 1 interruzione colposa di gravidanza; 1 caso di costrizione al matrimonio; 9 lesioni; 7 minacce. In totale 14 sono le persone tratte in arresto in flagranza di reato, 101 quelle deferite in stato di libertà; 2 allontanate d’urgenza dalla casa familiare; sono state eseguite 34 ordinanze, di cui 2 in carcere, 2 agli arresti domiciliari; 11 allontanamenti dalla casa familiare e 19 divieti di avvicinamento alle persone offese con applicazione del “braccialetto” elettronico.

L’incidenza di quesiti numeri spiega l’esigenza sentita dall’Arma, chiamata ad operare in prima linea, a farsi trovare sempre pronta e vigile per far si che cittadini di ogni piccola comunità possano trovare nei loro presidi di prossimità, vale a dire in ognuna delle 56 Stazioni Carabinieri, personale competente e preparato come oggi viene richiesto.

A conclusione dell’attività formativa l’Avvocato Ponticiello ha dichiarato: “L’esigenza che vi sia una formazione specifica in questo ambito è sempre più chiara e urgente e la stessa urgenza è certamente da ravvisare nella necessità di cooperazione e coordinamento di tutti gli operatori al fine di offrire una puntuale e concreta protezione alle donne vittime di violenza e, nello stesso tempo, di evitare che gli strumenti messi a disposizione dal legislatore diventino armi improprie a discapito dei malcapitati. Risulta innegabile che sul nostro territorio la sinergia interistituzionale è un valore aggiunto su cui dobbiamo puntare. Non posso esimermi dal ringraziare l’Arma dei Carabinieri che, ancora una volta, ha dato dimostrazione di grande sensibilità verso questi temi, di grande dedizione, di competenza ed elevata professionalità”.

Il Colonnello Friano ha così commentato: “Il punto di forza dell’Arma è l’ascolto e la facile individuazione delle situazioni di disagio, favorito dal fatto di avere presidi capillarmente distribuiti quasi in ogni Comune della Provincia di Viterbo; molto spesso la vittima conosce personalmente il Carabiniere e con lui si confida. Intendiamo trasmettere ai nostri operatori le migliori prassi per ricevere la vittima di violenza di genere o di altri reati che colpiscono le fasce più deboli della popolazione e i minori, a partire dall’accesso a un ambiente consono all’ascolto e un approccio teso il più possibile ad evitare la cd. vittimizzazione secondaria. L’obiettivo è quello di garantire una concreta presa in carico della vittima. Intendiamo farlo stimolando e affinando la sensibilità operativa dei nostri carabinieri e l’attivazione di concreti e fattivi rapporti di collaborazione con tutti gli attori istituzionali locali a vario titolo coinvolti nella prevenzione del fenomeno e alla gestione dei singoli casi (i servizi sanitari, sociali e socio-assistenziali, le scuole, le altre forze di polizia, le autorità giudiziarie, …) per favorire approcci e risposte integrate.




Viterbo: eseguiti dalla Polizia di Stato due provvedimenti per violenza di genere

VITERBO- Nel rispetto dei diritti della persona indagata e della presunzione di innocenza, per quanto risulta allo stato, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue:
Nei giorni scorsi personale della Polizia di Stato della Sezione specializzata in Reati contro la Persona della Squadra Mobile della Questura di Viterbo ha notificato due misure del Divieto di avvicinamento, entrambe afferenti alla materia della violenza di genere ed emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari di Viterbo su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Viterbo che ha coordinato le indagini.
In particolare, giovedì scorso è stato notificato un Divieto di avvicinamento con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di un 76enne per maltrattamenti in famiglia ai danni della compagna, relativamente a fatti accaduti a Viterbo dal 2022 a tutt’oggi. L’uomo ha messo in atto ripetuti atti di violenza fisica e psicologica, minacciando di morte la donna, in un caso anche alla presenza dei poliziotti intervenuti per sedare l’ennesima lite familiare.
Venerdì scorso, invece, è stato notificato un analogo provvedimento nei confronti di un 45enne, accusato dei reati di stalking e lesioni ai danni dell’ex convivente, inerenti a fatti accaduti fra il gennaio e il maggio del 2024. Anche in questo caso l’uomo si è reso responsabile di reiterati comportamenti persecutori, arrivando, in un caso, a rompere il vetro dell’automobile della donna con una mazza da baseball, provocandole nella circostanza alcune ferite.




Maltrattamenti in famiglia e violenze di genere, i carabinieri di Viterbo sempre in prima linea.

Nei primi 4 mesi dell’anno in corso l’impegno dei militari nel delicato settore della violenza di genere ha fatto registrare un sensibile incremento dell’attività operativa che ne è scaturita. A seguito anche di chiare indicazioni al riguardo proveniente direttamente dal Comando generale dell’Arma a seguito anche delle recenti disposizioni di legge, sono state improntate ben precise modalità operative contrastare tale forma di violenza e assicurare interventi tempestivi.

In caso di segnalazioni di “episodi di maltrattamenti, violenze e atti persecutori nei confronti di vittime vulnerabili”, è fondamentale “un’accurata e tempestiva gestione degli interventi”: ogni segnalazione infatti deve essere “gestita, fin dal primo momento, con la massima attenzione, con adeguata sensibilità e nella piena osservanza delle procedure stabilite”.

Sulla base di ciò in Provincia di Viterbo i carabinieri hanno dato massima priorità al fenomeno e dall’inizio dell’anno sono intervenuti su ben 57 episodi di maltrattamenti in famiglia, di cui 3 si sono raffigurante violenze sessuali anche su minori, oltre ad aver raffigurato 20 atti persecutori da parte di mariti o ex compagni, per un totale di 77 interventi nel quadrimestre (in alcuni casi commessi più volte dagli stessi autori in danno delle stesse vittime), con una media di quasi 2 ogni 3 giorni.

I numeri fanno riflette, poiché l’azione parte dei militari ha permesso di trarre in arresto 11 persone, denunciare in stato di libertà altre 61, di cui 7 allontanati dalla casa familiare e 11 colpiti provvedimenti di avvicinamento alle vittime.

In alcuni casi il reiterarsi di condotte vessatorie ha portato anche all’arresto di persone, ex mariti o ex fidanzati, che dopo l’emissione di un provvedimento di allottamento della casa familiare o del di avvicinamento della parte offesa continuavano tuttavia a persistere nell’azione vessatoria ai danni delle vittime, fino a giungere per l’appunto all’arresto ed alla traduzione in carcere.

Le tipologie di interventi cui hanno saputo dar risposta i militari sono molteplici e differenti tra di loro. Addirittura in un caso la vittima che è stata soccorsa è stata una madre che da diverso tempo subiva maltrattamenti di natura fisica e psicologica da parte del figlio dedito all’abuso di alcool, anch’esso allontanato dalla casa familiare con applicazione del dispositivo del braccialetto elettronico.

I Carabinieri del Comando Provinciale sensibilizzano sempre le donne vittime di violenza o chiunque a conoscenza diretta di gravi situazioni a denunciare tali fenomeni e di rivolgersi ai presidi dove sicuramente troveranno risposte efficaci alla richiesta di aiuto da parte di tutti i cittadini.

Il presente comunicato viene condiviso con la Procura della Repubblica di Viterbo e trasmesso per interesse pubblico

PRESUNZIONE DI INNOCENZA

Il soggetto indagato è persona nei cui confronti vengono fatte indagini durante lo svolgimento dell’azione penale; nel sistema penale italiano la presunzione di innocenza, art 27 Costituzione, è tale fino al terzo grado di giudizio e la persona indagata non è considerata colpevole fino alla condanna definitiva




Viterbo: eseguiti dalla Polizia di Stato tre provvedimenti per violenza di genere

VITERBO- Nel rispetto dei diritti della persona indagata e della presunzione di innocenza, per quanto risulta allo stato, salvo ulteriori approfondimenti e in attesa del giudizio, si comunica quanto segue.
Nei giorni scorsi personale della Polizia di Stato della Sezione specializzata in Reati contro la Persona della Squadra Mobile della Questura di Viterbo ha effettuato due arresti per condanna e un divieto di avvicinamento, tutti afferenti alla materia della violenza di genere. In particolare, venerdì 19 aprile è stato condannato a 10 anni di carcere dalla Corte d’Appello di Roma un uomo per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale su minorenne, fatti accaduti a Viterbo nel 2013.
Lo scorso 22 aprile, invece, un altro soggetto è stato condannato a due anni di reclusione dal Tribunale di Viterbo per il reato di maltrattamenti in famiglia, avvenuti a Viterbo nel 2021. Entrambi sono stati subito raggiunti dai poliziotti che, al termine degli adempimenti di rito, li hanno trasferiti nella Casa Circondariale “Nicandro Izzo” di Viterbo.
Infine, il 20 aprile è stato notificato il provvedimento di Divieto di Avvicinamento nei confronti di un uomo ritenuto responsabile di maltrattamenti ai danni della ex compagna. Nello specifico al soggetto, nell’ambito di una attività investigativa coordinata dalla Procura della repubblica di Viterbo, è stato contestato un episodio di aggressione nel quale ha causato alla vittima la frattura di un dito della mano.