Tarquinia, alla sala Sacchetti conferenza dell’architetto Renzo Chiovelli “Epidemie, ospedalità e medicine ad Acquapendente”

TARQUINIA ( Viterbo) – “Epidemie, ospedalità e medicine ad Acquapendente. Il morbo alla soglia del confine pontificio con la Toscana” è il titolo della conferenza che si terrà sabato 29 aprile, alle, 17,30, alla sala Sacchetti, al civico 4 di via dell’Archetto a Tarquinia, organizzata dalla Società Tarquiniense d’Arte e Storia (STAS), in collaborazione con l’associazione artistica culturale La Lestra e il patrocinio del Ministero della Cultura (MiC). L’architetto Renzo Chiovelli, docente alla Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio dell’università La Sapienza, autore del libro omonimo e relatore dell’incontro, parlerà dei provvedimenti che nel corso dei secoli venivano messi in atto nella Tuscia, soprattutto per proteggere i suoi confini e i suoi centri abitati nel caso di allarmi dovuti ad epidemie. All’incontro sarà presente l’architetto Margherita Eichberg, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale. “In una regione facente parte dello Stato Pontificio non si mancava certo di raccomandarsi ai maggiori santi taumaturghi, come San Rocco o San Sebastiano – spiega il professor Chiovelli – o di proteggersi con prodotti farmaceutici dalla dubbia efficacia, come la teriaca, la pietra di bezoar, il sangue di drago, l’estratto di mummia, l’unicorno fossile, gli occhi di granchio ed altri medicamenti di ben dubbia provenienza. Termini come confinamento, quarantena, isolamento, cordone sanitario, sospensione, lazzaretto purtroppo ritornati almeno in parte in auge, magari nella loro versione anglofona, sono in realtà retaggio di secoli passati, quando le epidemie di vario genere erano all’ordine del giorno e si ripresentano ciclicamente a falcidiare buona parte della popolazione. Difatti la loro ideazione iniziale si deve proprio all’Italia o, perlomeno, sin dalla prima metà del XV secolo, alle città settentrionali italiane, ed in particolar modo a Venezia, le quali hanno costituito per secoli il migliore esempio organizzativo, per tutto il resto d’Europa, riguardo ai provvedimenti di tutela e prevenzione delle popolazioni contro il tremendo flagello delle pandemie”.

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