Tarquinia, la Cittadella accoglie due amici svedesi in missione di pace

TARQUINIA ( Viterbo) – Il Marocco, un amico, Firenze, il Ghana, due ragazzi in bici, il popolo
Sahrawi, il senso del viaggio. Cosa mette in connessione tutti questi elementi?
Potrei dire la vita, il viaggio più bello. Il 1990 ero in Marocco per un viaggio nel corso del quale conobbi Marco, fiorentino con il quale saremmo diventati grandi amici. Durante quel viaggio in uno dei trasferimenti in pullman chiesi pubblicamente alla guida di cosa pensasse del fronte Polisario, conosciuto fin dagli anni Settanta attraverso i numerosi articoli di Lotta Continua. La guida mi
rispose in maniera scortese e nervosa. Avevo colto nel segno. Il fronte Polisario è una organizzazione militante e un movimento politico, attivo nel Sahara Occidentale, fondato nel 1973 con l’intento di ottenere l’indipendenza del Sahara Occidentale dalla colonizzazione spagnola prima e successivamente dall’occupazione militare del Marocco. Sin dalla fondazione, il Polisario organizza la guerriglia, in un territorio desertico, contro le forze di occupazione. Nel 1975 il Polisario si stabilisce a Tindouf, nell’Algeria occidentale. Nello stesso anno, l’ONU riconosce il Fronte, e la Corte internazionale di giustizia dell’Aja riconosce il diritto all’autodeterminazione del popolo Sahrawi.
Il 27 febbraio 1976 il Polisario proclama formalmente la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi, riconosciuta da 76 stati, principalmente africani e sudamericani, e dall’Unione Africana.
Nel 2006, grazie al Cospe, una onlus di Firenze, partii per il Ghana, per un viaggio ecosolidale con Marco e Costanza che sarebbe diventata successivamente la sua compagna di vita. Costanza è da tantissimi anni impegnata quasi a tempo pieno per la causa Sahrawi, organizzando viaggi
solidali, aiuti umanitari e accoglienza di bambini Sahrawi in Italia.
Pochi giorni fa ho ricevuto un messaggio di aiuto, da Marco e Costanza, per la sosta a Tarquinia di due ragazzi che girano il mondo in bici a favore della causa Sahrawi.
Il primo pensiero è andato a Semi di pace, così ho chiamato il presidente, prof. Luca Bondi, che subito si è reso disponibile ad ospitarli in Cittadella, chiedendomi di condividere con lui
l’organizzazione di due momenti di conoscenza della loro missione umanitaria.
In pochissimo tempo abbiamo costruito due incontri, il primo nel pomeriggio del loro arrivo alla Cittadella, con la visita del Parco della Pace e la loro narrazione del senso del loro viaggio, nella sala conferenze, rivolta ad un folto pubblico di amici e soci dell’associazione. Il secondo rivolto a un gruppo di ragazzi dell’ISIS V. Cardarelli di Tarquinia nell’aula magna dell’Istituto. In entrambi gli incontri le bici, con le due bandiere Sahrawi e svedese, sono state esposte come
testimonianza di gemellaggio e solidarietà.
Particolarmente intenso è stato poi il colloquio con la Preside della scuola, Laura Piroli, che ha mostrato ai due ragazzi le foto fatte dal padre nei territori occupati a fine Novecento nel corso di alcune missioni umanitarie. In quelle immagini ci sono tanti visi, tante storie di sofferenza e di speranza.
Sanna e Benjamin pedalano da maggio 2022 per far conoscere la drammatica situazione del territorio occupato illegalmente dal Marocco dal 1975. “Questione dimenticata, c’è un blocco mediatico quasi impenetrabile”.

Il Sahara occidentale è la più grande colonia al mondo, l’ultima dell’Africa. I nativi Sahrawi stanno aspettando un referendum – come stabilito dall’Onu – che permetterebbe loro di scegliere tra
l’indipendenza e l’annessione, ma dal 1991 permane una situazione di stallo. Nonostante la gravità di questa condizione, i cittadini di buona parte del mondo non hanno mai sentito parlare del Sahara Occidentale. È stato questo il punto di partenza della missione dei due ragazzi svedesi
che hanno deciso di lanciare la campagna Solidarity Rising, finanziata grazie al crowdfunding.
La loro impresa è iniziata il 15 maggio 2022 quando sono saliti in sella alle loro biciclette e, partendo da Goteborg, hanno raggiunto Danimarca, Germania, Repubblica Ceca, Austria, Slovacchia, Slovenia, Bosnia Erzegovina, Croazia, Montenegro, Albania, Macedonia del Nord, Grecia,
Turchia, Corea del Sud, Giappone, Taiwan e Indonesia prima di arrivare in Italia, a Napoli, la prima tappa di un lungo viaggio che li porterà, tra febbraio e marzo, dopo Roma e Tarquinia a Pisa, Firenze, Bologna, Milano e Torino, prima di ripartire alla volta di Svizzera, Francia,
Andorra, Spagna, Portogallo e Algeria. La loro impresa si concluderà nel Sahara Occidentale, con arrivo previsto nel 2025 e circa 48mila chilometri percorsi per attraversare diversi continenti.
In ciascuno degli Stati raggiunti, i due ciclisti hanno incontrato, oltre la nostra, organizzazioni per i diritti umani, politici, sportivi, docenti, studenti e cittadini per fare informazione su quanto accade nel Sahara occidentale.
A Sanna e Benjamin interessa denunciare anche quanto accade ai circa 200mila Saharawi che vivono nei campi profughi in Algeria. “Il Programma mondiale alimentare dell’Onu – evidenziano – stima che metà dei bambini al di sotto dei cinque anni soffre di anemia e un terzo soffre di
malnutrizione. La restante parte della popolazione Saharawi vive nei territori occupati dove la detenzione, la tortura e le sparizioni sono all’ordine del giorno. Il paese è diviso dal più lungo muro militare al mondo: 2.720 chilometri. È circondato da circa dieci milioni di mine e
divide il popolo Saharawi tra quelli che vivono nelle aree controllate dal Polisario e quelli che vivono sotto occupazione marocchina”. Dopo averli ascoltati nei due giorni ho ancora di più compreso
l’importanza della difesa dei diritti umani, dell’indipendenza, della dignità e del diritto all’autodeterminazione di ogni popolo, questo è il senso del loro viaggio e di quello di tutti noi.
Ho visto partire Sanna e Benjamin ieri, che spingevano le loro bici attraverso l’accesso principale della scuola, seguito con gli occhi e con il cuore e mi sono commosso perché ho immaginato le loro fatiche, le sofferenze, i dolori. Poi però il loro sorriso mi ha confermato la loro forza, quella di due ragazzi che vogliono cambiare il mondo pedalando, ho pensato a quanto sia importante per vivere avere dei sogni e di quanto siano importanti i legami tra le persone che rappresentano una
connessione profonda.
Grazie Sanna e Benjamin, grazie di tutte le belle emozioni condivise in questi due giorni ma grazie soprattutto di una cosa, quella di avermi dimostrato che i sogni a volte si possono realizzare.

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