ISCHIA DI CASTRO (Viterbo)- Anche quest’anno il Museo delle Enciclopedie ha celebrato il 27 Gennaio, Giornata Internazionale della Memoria delle vittime dell’Olocausto (e nell’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz) con una performance che ha legato, in un unico gesto di ricordo e di solidarietà, i cittadini adulti della nostra provincia viterbese ai giovani studenti della Capitale, in una staffetta sia generazionale che geografica.
Il progetto è nato 5 anni fa ad opera del Prof. Alfredo Mariani, a seguito di una visita di istruzione nella quale l’insegnante ha accompagnato alcune classi del Liceo Seneca di Roma al campo di concentramento di Terezin, nella Repubblica Ceca. In quella occasione sono state scattate le fotografie che, al ritorno in Italia, sono state esposte presso lo stesso istituto scolastico e in altre importanti occasioni, come ad esempio la Pentalogia che si è tenuta presso il Palazzo Sforza di Proceno dal 2022 al 2023. “Mi sono poi accorto che se i giovani avessero interpretato un ruolo attivo rispetto alle immagini di Terezin, questa loro diretta collaborazione avrebbe prodotto molto più interesse, curiosità e partecipazione”, dice il Prof. Mariani. E così le stampe fotografiche hanno lasciato le pareti delle sale di esposizione per essere “portate” e mostrate dagli stessi studenti, e da loro poi rilanciate su tutti i loro social. “Ad ogni perfomance hanno fatto seguito momenti di riflessione e di discussione, con l’unico obiettivo di non dimenticare quello che è accaduto”, continua ancora il Prof. Mariani. “Le fotografie hanno acquisito vitalità nelle mani degli studenti, e da testimonianza storica del passato sono diventare elemento della contemporaneità. I ragazzi le hanno osservate, le hanno rifotografate coi loro smartphone e ne hanno discusso”. Un intento assolutamente condivisibile e che riprende le parole espresse proprio in questi giorni dalla Senatrice Liliana Segre, una delle ultime testimoni viventi della tragedia: “Con la morte degli ultimi superstiti rischiamo di dimenticare
cosa è stata la Shoah. Rimane una riga approssimativa nei libri di storia, magari non precisa, e poi col tempo che passa non rimane più nemmeno quella”. Ogni nostro sforzo deve far sì che questo non accada mai.
Dalle antiche strade di Ischia di Castro quindi, dove le immagini sono custodite a cura del Museo delle Enciclopedie, le fotografie di Terezin sono passate per le mani di uomini e donne ben consapevoli del valore della memoria e da lì hanno raggiunto le aule scolastiche e i centri sportivi, e cioè proprio i luoghi della gioventù e gli spazi abitati dai cittadini del futuro, che le hanno accolte con rispetto e commozione. Le fotografie sono volutamente lontane dalla rappresentazione immediata del dolore, per lasciare che la realtà e l’orrore di quanto accaduto siano mediate dalle parole degli insegnanti e degli adulti che commentano le immagini. E soprattutto per ricordare sempre, di generazione in generazione, quali abissi di cattiveria può raggiungere l’animo umano ed esorcizzare, con questa presa di coscienza collettiva ed individuale, il ripresentarsi del male e dell’odio. Un compito purtroppo sempre più difficile. Un impegno al quale nessuno deve però sottrarsi.

Terezin: la Memoria. Dalle antiche strade di Ischia di Castro ai licei di Roma, il passaggio generazionale delle immagini simbolo dell’Olocausto
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