NEPI ( Viterbo) – Sabato 25 gennaio, alle ore 16,30, presso il Museo Civico sarà presentata al pubblico una importante testa marmorea di epoca romana raffigurante un principe della famiglia giulio-claudia. La scultura mostra un giovane dal capo velato, dell’età apparente di 13-14 anni, che può essere ipoteticamente identificato con Gaio Cesare, figlio di Agrippa, poi adottato da Augusto.
Sebbene non siano noti il momento ed il luogo del ritrovamento della testa, è certa la sua provenienza da Nepi, ovvero dall’antica Nepet. La scultura può forse essere messa in relazione con quella raffigurante Augusto, rubata negli anni ’70 del secolo scorso e ritornata a Nepi nel 2016.
Sicuramente le due sculture erano già presenti all’inizio del ‘900 sotto il portico del Palazzo Comunale, collocate al di sopra di due statue togate non pertinenti.
In data sconosciuta la testa di Gaio Cesare fu murata nella parete del palazzo dove rimase sino agli anni ’80 del secolo scorso, quando entrò a far parte della raccolta del primo Antiquarium comunale, allestito a opera della locale sezione dell’Archeoclub. Successivamente il reperto confluì nella collezione del Museo Civico, aperto al pubblico nel 1995.
A causa del suo cattivo stato di conservazione la testa rimase per molti anni nel magazzino del museo sino a quando nel 2019, a seguito di una convenzione stipulata fra il Comune di Nepi e il DIBAF dell’Università della Tuscia, fu trasportata a Viterbo, insieme ad altri reperti marmorei facenti parte della collezione civica, per essere sottoposta a restauro nel laboratorio universitario.
La scultura aveva subito nel corso dei secoli vari danneggiamenti. Sulla superficie marmorea erano, infatti, presenti fori, graffi, abrasioni e incrostazioni. Attraverso un paziente e delicato intervento di recupero si è restituita, per quanto possibile, la testa al suo originale splendore.
Grazie a un finanziamento della Regione Lazio (Piano Musei 2021) e a un ultimo recente intervento che ha consentito di adattare la parte inferiore della scultura alla base espositiva, finalmente l’opera tornerà a essere visibile al pubblico.
L’esposizione museale si arricchirà, così, di un reperto molto importante, la cui presenza a Nepi si lega con il culto tributato ad Augusto.
Gaio Cesare fu adottato da Augusto, insieme al fratello Lucio Cesare, nel 17 a.C.. I due giovani, non avendo avuto Augusto figli maschi, avrebbero dovuto assicurarne la successione, ma entrambi morirono precocemente, all’età di 23 e 18 anni. Glorificati già in vita, dopo la loro morte furono celebrati in tutto l’impero come eroi ed in loro onore furono eretti edifici pubblici, sculture e monumenti.
Il complesso della basilica di Corinto ha restituito le statue di Augusto, Gaio e Lucio Cesare e di altri membri della dinastia giulio-claudia. Questo ritrovamento fornisce un chiaro esempio di come spazi ed edifici pubblici delle città romane fossero destinati ad accogliere le immagini dei membri della famiglia imperiale come segno di lealtà. Simili allestimenti dovevano caratterizzare, in tono minore, anche le piccole cittadine di provincia. Nel territorio dell’Etruria meridionale l’esempio più significativo rimane quello di Lucus Feroniae dove, oltre all’iscrizione che cita il templum Divo Augusto, si sono parzialmente conservati la struttura dell’edificio e un importante gruppo statuario.
il ritrovamento a Nepi delle due teste e di varie iscrizioni che menzionano Augustales, ovvero addetti al culto di Augusto, lascia supporre, quindi, l’esistenza anche nell’antica Nepet di uno spazio, forse un augusteo, preposto ad ospitare il culto imperiale.
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