Toccano una, toccano tutte! La manifestazione di Tuscia in lotta dell’8 marzo

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: ” L’8 marzo rappresenta la data simbolo delle gravi discriminazioni che subiscono le donne e delle moltissime difficoltà che incontrano sul loro cammino ogni giorno. Consapevoli delle ingiustizie e delle problematiche specifiche, questi anni ci hanno però dimostrato tutti i limiti dell’ottica della sola “questione di genere”. Infatti, le concezioni che dividono il mondo in donne contro uomini non vogliono superare la sopraffazione, ma solo invertirla, per assoggettare.
Al contrario di ciò, noi riteniamo che la discriminazione delle donne esiste come conseguenza del sistema di abusi e sfruttamento più ampio in cui siamo immersi: il capitalismo, quel disumano sistema socioeconomico in cui si può essere o proprietari o proprietà di qualcuno, dove anche il corpo diventa una merce che si può vendere o possedere, un mondo di ricchezza per pochi a discapito dei molti e permeato dall’oscurantismo religioso. Un insieme di rapporti autoritari che crea insicurezza, assoggettamento e dipendenza per donne, ma anche uomini, della classe lavoratrice. Perciò, non cadiamo nella trappola: il mondo non si divide in maschi e femmine, ma in sfruttati o sfruttatori!
In tale meccanismo di mercificazione totale anche principi come salute, cura e prevenzione sono compromessi. Ribadiamo, invece, che i servizi essenziali devono essere efficienti, universali, gratuiti e che i medici e personale obiettore di coscienza non devono esercitare i propri ruoli! I dati del 2020 riportano per il Lazio la presenza del solo 31,2% di medici ginecologi non obiettori: una proporzione esigua e assolutamente insufficiente! Altro caso emblematico è lo screening per il cancro al seno: malgrado la pubblicità occasionale e propagandistica, in realtà la prevenzione rimane inesistente!
Anche la scuola riflette le logiche di dominio e normalizza l’indifferenza verso le esigenze delle giovani donne, rinchiudendole in un’istituzione obsoleta che promuove sfruttamento, disinformazione e moralismo; un luogo in cui non si parla di sesso e sessualità, né dal punto di vista biologico né psicologico.
La pandemia ha amplificato anche altri abusi, più latenti ma sempre garantiti dal capitalismo. Il 70% di chi ha perso il lavoro in questi ultimi anni è donna e il 75% dei contratti part time è composto da donne costrette ad accettare paghe inferiori e orari flessibili, a firmare lettere di dimissioni in bianco al momento dell’assunzione, a sostenere interrogatori su figli e relazioni, invece di colloqui di lavoro da parte di ipotetici padroni, tanto uomini quanto donne! Lavoratrici e proletarie doppiamente sfruttate dal/dalla padrone/a e a casa dai rapporti gerarchici e dal peso del lavoro di cura domestica.
Per tutti questi motivi rifiutiamo lo spazio soffocante dei femminismi borghesi, i recinti elettrificati in cui imprigionano discussione e azione, la loro condiscendenza a questo mondo marcio purché chi sta al potere gliene doni uno identico fatto di sole altre donne. Non accettiamo il compromesso di rivendicazioni di genere che non mettono in discussione il sistema di dominio e di abusi!
Poiché sappiamo che la brutalità della società che ci circonda, i suoi meccanismi economici spietati e la smisurata violenza del capitalismo cesseranno solo con la sua fine, è necessario trasformare la nostra rabbia in una lotta quotidiana e complessiva, combattuta fianco a fianco da donne e uomini della classe lavoratrice, uguali e differenti all’interno dell’identità di classe, per la liberazione totale da questo sistema di disuguaglianze e ingiustizie!
ABBIAMO TUTTO UN MONDO DA RIVOLTARE!
L’ UNICO FEMMINISMO È ANTICAPITALISTA: ABBIAMO BISOGNO DI COMPAGNE!
MARTEDì 8 MARZO – ORE 9:30 – ASL VITERBO (Cittadella della salute – via Enrico Fermi, 15)
MANIFESTAZIONE”.
Tuscia in Lotta

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