Torino, suicida in cella detenuto del carcere

TORINO- “Un detenuto italiano, 44 anni, ristretto presso XI Sezione Padiglione B del carcere di Torino, è stato trovato inpiccato intorno alle ore 15.00 all’interno della sua cella. Circa un mese fa era stato dimesso dalla Sezione Psichiatra VII Padiglione A e, successivamente trasferito al padiglione B, XI Sezione. Ogni tentativo di rianimazione posto in essere dal personale di Polizia e sanitario di turno nella struttura è stato vano e non si è potuto fare altro che riscontrare la sopravvenuta morte. L’evento critico ha lasciato tutti sgomenti sia il personale di Polizia che i detenuti. Naturalmente, l’Autorità Giudiziaria competente è stata immediatamente avvisata”, informa Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziari.

“L’ennesimo suicidio di un detenuto in carcere dimostra come i problemi sociali e umani permangono, eccome, nei penitenziari, al di là del calo delle presenze. E si consideri che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 25mila tentati suicidi ed impedito che quasi 190mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, conclude.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sui suicidi in carcere aveva sottolineato come “il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”.

Proprio nei giorni scorsi, il SAPPE aveva preannunciato la mobilitazione degli Agenti, dei Sovrintendenti, degli Ispettori del Corpo di Polizia Penitenziaria per denunciare la grave situazione delle carceri e le endemiche criticità del Corpo.

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