“Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”: oggi si ricorda San Giovanni XXIII

di ANNA MARIA STEFANINI –

Oggi si festeggia SAN GIOVANNI XXIII, conosciuto da tutti come “il Papa buono”.

Era l’11 ottobre del 1962 quando papa Roncalli pronunciò il celebre “Discorso della luna”. Papa Francesco ha scelto questa data per la festa liturgica.
Ma chi era il “Papa Buono”?

Forte, robusto, umile, Angelo Giuseppe Roncalli. nacque il 25 novembre 1881, a Sotto il Monte, un piccolo comune in provincia di Bergamo, da una semplice famiglia di mezzadri, quarto di tredici fratelli. A differenza del suo predecessore Eugenio Pacelli, di stirpe nobile, era di umili origini.

Da ragazzo, e durante il seminario, manifestò la venerazione per la Vergine con numerosi pellegrinaggi al Santuario della Madonna del Bosco a Imbersago.

Venne eletto 261° Papa della Chiesa Cattolica e Vescovo di Roma, il 28 ottobre 1958, con il nome di Giovanni XXIII.

In meno di cinque anni di pontificato, riuscì ad avviare un forte e rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale, promosse la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II e contribuì fortemente a dare un insegnamento sui temi della dottrina sociale, iniziando con l’enciclica Mater et Magistra.

L’enciclica Pacem in terris, dell’aprile 1963, auspicò la fine della guerra fredda.

Nel documento Giovanni XXIII riconobbe in tre fenomeni il manifestarsi dell’epoca moderna, come l’ascesa delle classi lavoratrici, la crescita della coscienza della propria dignità nella donna, la liberazione dei popoli dal dominio coloniale. Il Papa, ponendo il conclamato accento sulla dignità umana e sull’importanza del dialogo, si aprì alla società moderna con positività.
Fede, speranza, carità, amore di Dio e dei fratelli: questi i valori ai quali sempre si ispirò.

Era il primo pomeriggio del 3 giugno 1963. Papa Giovanni XXIII, già gravemente malato, aveva la febbre alta, che raggiunse i 42 gradi, portandolo, qualche ora dopo, alla morte. Aveva poco più di 81 anni. Ritornava così alla casa del Padre il Papa Buono, un appellativo con il quale tutti lo ricordano.

Buono come un padre, un nonno, un maestro, un fratello.
La Sua voce umile, saggia e bonaria, riassumeva quella del mondo intero.

“Capo della Chiesa è Cristo, non il papa.” era solito dire.

“Perché piangere? È un momento di gioia questo, un momento di gloria”, sono state le sue ultime parole, rivolte al segretario, mons. Loris Francesco Capovilla.

Diede il triste annuncio la Radio vaticana, pochi minuti dopo il decesso, con questo comunicato: “Con l’animo profondamente commosso diamo il seguente annuncio: ‘Il Sommo Pontefice Giovanni XXIII è morto. Il Papa della bontà è spirato, oggi, religiosamente e serenamente, dopo aver ricevuto i Sacramenti di Santa Romana Chiesa nel suo appartamento del Palazzo Apostolico vaticano, assistito premurosamente dai collaboratori più intimi e dai medici curanti. Il morbo inesorabile, che si era aggravato negli ultimi mesi e che tuttavia non aveva impedito, al Vicario di Cristo, di espletare con indomita volontà e pastorale zelo, gli ardui compiti del suo alto officio, ha stroncato la sua forte fibra.’”

Giovanni XXIII fu dichiarato beato da Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000 e la data della sua celebrazione è l’11 ottobre.

Generalmente, ai fini della beatificazione, la Chiesa cattolica ritiene necessario un miracolo: nel caso di Giovanni XXIII, ha ritenuto miracolosa la guarigione improvvisa di suor Caterina Capitani, nel 1966, affetta da una gastrite ulcerosa emorragica gravissima che l’aveva ridotta in fin di vita.

Secondo la tradizione, la suora, dopo aver pregato papa Giovanni XXIII insieme con le consorelle, avrebbe avuto una sua visione, seguita dalla subitanea guarigione, dichiarata in seguito scientificamente inspiegabile dalla Consulta medica della Congregazione per le Cause dei Santi.

Le parole di papa Roncalli che tutti certamente serbano nel cuore sono quelle pronunciate da Giovanni XXIII la sera dell’11 ottobre 1962, al termine della giornata di apertura del Concilio Vaticano II, nel discorso noto come “alla luna”:

“Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una sola, ma riassume tutte le voci del mondo; e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo… Noi chiudiamo una grande giornata di pace… Sì, di pace: ‘Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona volontà’.

Se domandassi, se potessi chiedere ora a ciascuno: voi da che parte venite? I figli di Roma, che sono qui specialmente rappresentati, risponderebbero: ah, noi siamo i figli più vicini, e voi siete il nostro vescovo. Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite veramente di rappresentare la ‘Roma caput mundi’, la capitale del mondo, così come per disegno della Provvidenza è stata chiamata ad essere attraverso i secoli.

La mia persona conta niente: è un fratello che parla a voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a volerci bene così; guardandoci così nell’incontro: cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è, qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà… Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore della mestizia e dell’amarezza… E poi tutti insieme ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino. Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio della buona notte”.

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