di ANGELO RUSSO-
VITERBO- Anche l’arte è stata presa in prestito per condizionare all’acquisto di prodotti, perché di condizionamenti si tratta. La pubblicità attraverso induzioni psicologiche cerca di motivare il comportamento del consumatore. A questo proposito tanti pubblicitari per aiutare il committente a vendere il prodotto hanno utilizzato delle immagini che, spesso in modo subliminale, possano far presa soprattutto nella parte inconscia del consumatore, con effetti di persuasione più profonda. Utilizzare opere d’arte per commercializzare un prodotto è stato un passaggio assai semplice, basti pensare che gli artisti, nel corso dei secoli, con le loro immagini, già promuovevano messaggi quando ancora la pubblicità non era ancora stata inventata, attraverso la denuncia sociale, il dissenso o la protesta. E nel contempo oggi utilizzare le opere di artisti famosi come la Gioconda diventa proporre una immagine perfetta perché essendo uno dei quadri più famosi in tutto il mondo, è immediatamente riconoscibile da chiunque. Le cose “già viste” vengono incamerate più facilmente delle immagini sconosciute.
Liscia, Gassata o Ferrarelle? Ed ecco la Gioconda di Leonardo da Vinci, realizzata intorno al 1503-1504, a fare da promoter per l’acqua minerale.
Per difendersi dagli attacchi che furono rivolti ai suoi prodotti McDonald’s lanciò una campagna ispirata al Martirio di San Sebastiano con il Dipinto di Andrea Mantegna del 1480.
Pubblicità del profumo da uomo “Lolita Lempicka” ispirato palesemente alla famosa opera di Klimt. Il bacio fu realizzato tra il 1907 e il 1908 qualche anno dopo che il pittore austriaco era stato in Italia dove poté ammirare i mosaici bizantini di Ravenna.
Oltre all’arte cosa poteva far presa sull’inconscio delle persone se non l’erotismo.
Bionda, seminuda nel letto. Il lenzuolo strusciato ad arte erotica in mezzo alle gambe, movimenti che rimandano chissà a quali piaceri… Chi guarda pensa a scene televisive da fascia protetta mandate in onda per sbaglio quando, come per magia, spunta fuori dalle lenzuola una bottiglietta di profumo. La voce suadente fuori campo invita all’acquisto. Piccolo passaggio propedeutico per avere il successo assicurato. Sono anni che la pubblicità ricorre all’erotismo.
Ecco alcuni esempi del passato:
Quale è la parte anatomica più adeguata al fine di pubblicizzare un orologio? Semplice, direte voi: il polso. Macché! Cosce e seni da capogiro e non vi azzardate a rubarle l’orologio che quella bellissima indemoniata si “incazza” come una bestia e vi sfascia l’auto.
Che dire di quel primo piano sul “fondo schiena” di una certa Roberta? Sarà pure una bella mutandina, ma chi la vede! La distrazione è giustificata…
Un asciugamano a mo’ di foglia di fico, sul disinvolto modello. Bicipiti, quadricipiti, pettorali, addominali. Tutto in bella mostra: sono per l’uomo che non deve chiedere mai.
C’è quell’altro che invitato ad incontrarsi con lei, mozzafiato, stasera (bontà sua) non ha fame. Ambiguamente di sesso. Ovvio.
Vogliamo parlare di gelati? Bocche avide nell’intento di leccare, mordicchiare, assaporare di tutto e di più: cremini, cornetti, incappucciati al cioccolato, alla vaniglia alla frutta, a qualsiasi sapore purché confezionati con messaggi subliminali (nascosti).
Come già detto la pubblicità affida spesso l’efficacia della comunicazione non solo agli elementi manifesti di superficie, ma anche alla suggestione di componenti simboliche che possono non essere percepite a livello consapevole, ma che agiscono in forma inconscia e subliminale. Sembra proprio che il ricevente sia facilitato ad acquisire i messaggi quando il contenuto è a carattere sessuale. Forse così si spiega tanta sessualità nelle immagini pubblicitarie con l’intento di catturare l’attenzione dei consumatori.
Importante è vendere! È questo, probabilmente, il ragionamento delle ditte produttrici.
Degrado Sociale! Violenza della pressione pubblicitaria! Obietteranno in molti.
La risposta a chi legge.
L’induzione subliminale al cinema. (Vietata dalla legge)
Qualche anno fa, in America, la notizia fece scalpore: le persone uscivano in massa da un cinema e si precipitavano a bere, come assetati, nel chiosco vicino. C’erano bibite fresche per tutti i gusti. La stranezza è che tutti avevano sete nello stesso momento.
Ecco la spiegazione. Un’immagine per essere percepita dall’occhio a livello cosciente, ha bisogno di 24 fotogrammi il secondo (ecco perché se provate a guardare controluce la pellicola di un film vedrete la stessa immagine ripetuta più volte). Il subconscio, (parte automatica ed interiore della nostra personalità, sfugge alla consapevolezza ma funge da volano per molte azioni) riesce, senza che ce ne rendiamo conto a percepire tutti i fotogrammi uno per uno. Con soli 23 fotogrammi in un secondo anziché i 24 richiesti l’immagine viene comunque percepita. Ecco spiegato il trucco della sete: nel 24° fotogramma di ogni immagine veniva sostituita la scena con una scritta che rimandava in modo induttivo ad aver sete, non percepibile dall’occhio ma, letta inconsapevolmente dal subconscio, per migliaia di volte durante il film. La potenza della suggestione indotta faceva il resto.