Tragicomica “Fantozziana”

di MARCO ZAPPA –

VITERBO – È veramente bizzarro quello che sta accadendo di questi tempi e la nostra povera Italia stavolta non è seconda a Stati meglio attrezzati e più gettonati del nostro.
Mi riferisco agli Usa per esempio dove a causa di tardive misure contro il covid-19 la situazione sta degenerando, ma la bandiera della demenza spetta all’Inghilterra dove ancora la gente si assembra in luoghi pubblici.
Ma se Sparte piange Atene non ride e dunque se guardiamo in casa nostra continuiamo a vedere una sequela di assurdità.
Abbiamo assistito in un mese a ordini e contrordini e noi povere anime semplici ci siamo chiesti: ma alla fine chi è che decide?
Il governo, le province o i comuni?
Boh!
Uno dice una cosa e l’altro la smentisce dopo poche ore.
L’agognata autocertificazione indispensabile per uscire di casa, è stata cambiata almeno tre volte, ma potrei sbagliare visto che ho perso il conto e siccome sono chiuse le copisterie e non tutti hanno computer e stampante, deve essere trascritta a mano, opera da monaco amanuense visto che il testo è lungo, arzigogolato pieno di riferimenti ad articoli e cavilli vari.
MA NON SI POTEVA SEMPLIFICARE?
Ma va, troppo difficile.
E allora io ho usato il cervello: mi son fermato ad un posto di blocco chiedendone una copia, gentilmente donatami da un carabiniere.
Fatelo anche voi.
Ma a parte questo tutta la situazione per come è stata gestita rasenterebbe il comico se la problematica non fosse così seria e tragica.
In questo inferno dantesco evito di sparare sulla croce rossa, cioè il governo ma ne parlerò quanto prima.
Si è fatto di tutta un’erba un fascio come si suol dire, equiparando metropoli come Milano e il suo hinterland dove fra un paese e l’altro non intercorre nessuno spazio tanto sono appiccicati ad altre realtà completamente diverse.
Viterbo è una città piccola, con una provincia dove mediamente i paesi distano dieci chilometri l’uno dall’altro ma non solo, abbiamo tanto di quello spazio per muoverci in autonomia che trovo esagerate certe misure
Da subito ho polemizzato contro chi non ha preso le giuste precauzioni, governo italiano in testa, e ancor oggi nel vedere gente che sottovaluto le distanze e i più semplici accorgimenti mi va il sangue agli occhi.
Posso capire così il divieto alle passeggiate in città perché in poco tempo riempiremmo il Corso Italia di gente che vuole sgranchirsi le gambe… ma santo cielo, se un cristiano prende la bicicletta e da SOLO se ne va su per la Palanzana o per la strada Cimina ma cosa potrà mai contaminare? E se ho una seconda casa all’interno del mio comune, isolata in campagna come nel mio caso, cosa contamino se la raggiungo in macchina?
Quello che non è stato spiegato o compreso bene non è cosa si PUO’ fare ma COME lo si DEVE fare.
Quello che va eliminato è il contatto con altre persone, è inutile dunque permetterci di andare fare la spesa se questa diventa occasione per chiacchierare con chicchessia di cose futili (atteggiamento che appartiene ancora a troppi).
Meno pericolosa a questo punto è una passeggiata in campagna col proprio figlio.
Insomma è il nostro atteggiamento che deve fare la differenza, non la regola fine a se stessa.
Per cui dobbiamo essere consapevoli che vicino ad altre persone rischiamo un possibile contagio.
Punto.
Di norma entro in un supermercato e senza comunicare con nessuno, cassiera compresa, faccio i miei acquisti e via oppure se vedo qualcuno in una corsia dove c’è l’articolo che mi interessa, aspetto che sia vuota o al limite ne imbocco un’altra per ritornarci in un secondo momento.
È in quelle occasioni che si rischia il contagio e allora evitiamolo.
Ma questa è la punta dell’iceberg, c’è ancora di peggio…
(continua)

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