Tragedia delle Foibe: domenica a Viterbo il ricordo delle vittime

di MARINA CIANFARINI –

VITERBO – Quattordici viterbesi uccisi e gettati nelle Foibe. Era il 6 novembre 1997 quando a Viterbo si parlò per la prima volta dell’argomento con un convegno organizzato dal Circolo Reale della Tuscia con il patrocinio del Comune d Viterbo. Dal 2004 lo Stato Italiano ha riconosciuto l’immane tragedia istituendo la solennità civile del 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” in onore di tutte le vittime.

Per tale occasione, domenica 12 febbraio, presso il piazzale Martiri delle Foibe Istriane, si terrà la commemorazione ufficiale. Il corteo partirà da piazza del Teatro alle ore 10:30.

L’iniziativa é stata illustrata nella mattinata odierna, presso la Sala consiliare di Palazzo dei Priori, alla presenza degli assessori, Giacomo Barelli ed Antonio Delli Iaconi, del presidente del consiglio comunale di Viterbo, Marco Ciorba, di Maurizio Federici, presidente del “Comitato 10 febbraio” e del segretario Silvano Olmi. Straordinaria partecipazione del generale Antonio Laruccia, esule Istriano, residente a Viterbo, testimone diretto delle vicende di quegli anni.

conferenza foibe1“Parliamo – ha commentato Marco Ciorba – di una pagina di storia per troppo tempo strappata e riconosciuta ufficialmente dallo Stato solo nel 2004. “Non bisogna dimenticare”, una frase di Carlo Azeglio Ciampi che risuona nella mia mente e diverrà lo “slogan” della celebrazione commemorativa di domenica. Come Comune noi ci saremo, in silenzio. ”

“Ci siamo oggi – ha affermato Giacomo Barelli – e ci saremo il 12 febbraio. E’ il dovere di ciascuno di noi, di ogni cittadino viterbese. Non trasformiamo la giornata in una questione ideologica, nessuna divisione. Non esistono morti di serie A o serie B”.

“A Viterbo – ha spiegato Silvano Olmi – fu realizzato il monumento a Valle Faul con l’amministrazione Gabbianelli e l’assessore Fracassini. Da quei momenti siamo cresciuti, attraverso un lungo lavoro di condivisione e seria ricerca effettuata anche presso l’Archivio storico di Viterbo. Leggere alcune cose fa male e lo fa se parliamo di “negazionismo”. Con mio rammarico – ha proseguito Olmi – è nato un attacco all’istituzione del “Giorno del Ricordo”. L’altra sera, mentre eseguivo una ricerca scolastica insieme a mia figlia, mi sono imbattuto su Internet in una descrizione dell’accaduto che mi ha lasciato profondamente perplesso.

conferenza foibe2Ancora, con mio profondo dispiacere, apprendo che in varie città italiane, come Milano, il 10 febbraio, si affronterà il tema con tutt’altra interpretazione storica. E’ triste negare quanto accaduto, quegli uomini erano nostri fratelli. Quest’anno la ricorrenza assume una valenza particolare. Il 10 febbraio 1947 fu firmato il Trattato di Pace che chiudeva la Seconda Guerra Mondiale, con cui si cedeva la zona B agli slavi. Perdemmo un pezzo di Italia. Da allora sono passati 70 anni. Domenica nessun colore politico, chiediamo la bandiera tricolore, simbolo di unità nazionale e pace”.

Il ricordo di Antonio Laruccia ha commosso i presenti in sala. Ripercorsi gli anni della sua infanzia ed adolescenza. “Sono nato nel 1937 – ha raccontato Laruccia –  la mia famiglia risiedeva a Fiume. Dopo l’occupazione di Tito ci siamo trasferiti per un anno dai nonni a Verona, condividevamo tutti un’unica stanza.

Ero bambino, per gli anziani fu difficile ricostruire una nuova vita. Noi siamo stati fortunati. L’episodio che torna alla mia mente riguarda la schedatura degli esuli, prassi voluta dal Ministero dell’Interno che suscita in me ancora indignazione. Solo due anni fa l’Agenzia delle Entrate mi ha riconosciuto un codice fiscale corretto. Mi sento Italiano due volte, per nascita e per scelta.”

Antonio Laruccia ha letto, in conclusione, alcuni stralci de “L’Esodo”, libro di Arrigo Petacco che ripercorre la tragedia negata degli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia.

Per i Viterbesi che hanno per tomba una Foiba” è la frase che Maurizio Federici ha desiderato rimarcare, specificando: “Dedicheremo ai nostri 14 fratelli viterbesi un libro, discuteremo con i Comuni di nascita di questi italiani ed intitoleremo loro una via. Nel 1998 Antonio Fracassini volle ricordare i martiri, intitolando loro la piazza a Valle Faul, luogo nel quale ci troveremo domenica. Esiste una legge anti negazionismo voluta dallo Stato. Alcuni parlano di 350mila fascisti, erano solamente italiani. Furono bombardati anche i nostri cimiteri, distruggendo in questo modo i cognomi italiani sulle lapidi, rimuovendo ogni possibile prova”.

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