“Tutti i viterbesi bevevano acqua cancerogena e troppi ancora la bevono”

di DIEGO GALLI –

VITERBO – Prosegue senza sosta la battaglia del comitato “Non ce la beviamo” per l’acqua pubblica e potabile nel territorio della Tuscia. Le richieste, che includono quella di non fare entrare soci privati in Talete, sono state stavolta poste all’ombra della Prefettura e del Comune di Viterbo.

La data, 4 giugno 2021, non è stata certo presa a caso: oggi, infatti, era l’ultimo giorno utile per la manifestazione d’interesse per l’ingresso come soci in Talete.

Come ha ribadito Francesco Lombardi, rappresentante del suddetto comitato: “Il referendum per l’acqua pubblica del 2011, che ha visto la vittoria del sì con il 96% dei voti, continua a essere ignorato”.

“Chiediamo alle forze politiche, ai consigli comunali, di non essere complici dell’arroganza di questa gestione e di rispettare quanto i consigli comunali stessi avevano deciso, ossia che l’acqua non può essere privatizzata”, hanno ribadito i manifestanti. Tra loro, anche Paola Celletti, altro membro del Comitato, che oggi avrà modo di essere ricevuta dal Prefetto di Viterbo.

“Ancora attendiamo risposte dai sindaci – ha proseguito Lombardi – Nessuno di loro ha voluto riceverci, probabilmente perché bloccati dai diktat dei loro rispettivi partiti. Intanto, esporremo al Prefetto le nostre rimostranze, chiedendo un suo intervento per fare rispettare le leggi che tutelano la salute dei cittadini”.

Al Prefetto, come sottolineato da Paola Celletti, saranno ribaditi anche le ragione di un esposto presentato il 28 maggio contro la società idrica locale, nel quale venivano evidenziati i disattesi obblighi di trasparenza, pubblicità e diffusione degli atti amministrativi.

In chiusura della manifestazione, un altro accorato appello di Lombardi: “Tutti i viterbesi bevevano, e continuano ancora a bere per certi versi, acqua cancerogena. Solo dopo l’intervento della Comunità europea c’è stato un intervento con l’installazione dei dearsenificatori, con un conseguente innalzamento dei costi che continueranno a lievitare. Eppure, l’acqua dovrebbe essere diritto”.

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