Ucraina, le comunicazioni del Presidente Draghi in Senato

di WANDA CHERUBINI-

ROMA- Il presidente del Consiglio, Mario Draghi ha riferito in merito all’invasione russa dell’Ucraina, che ha assunto subito una scala ampia e crescente. Ha detto che l’Italia è pronta a ulteriori misure restrittive, in particolare misure nei confronti degli oligarchi e la costituzione di un registro internazionali pubblico per colpire proprio questi ultimi. Ha poi evidenziato come sia essenziale tenere aperta la via del dialogo con Mosca riferendosi all’incontro di ieri e dicendo: “Auspichiamo al successo di questa trattativa anche se dobbiamo essere realistici”. Ha poi posto l’attenzione sulla sicurezza dei rifugiati, monitorando potenziali minacce. Ha evidenziato come la Russia abbia accentrato le attività ostili nei confronti dell’Unione ueropea e della Nato con l’intendo di minare la coesione. Draghi ha posto l’attenzione anche sulla cybersicurezza e la creazione di un tavolo permanente per la crisi. Per quanto riguarda le forniture energetiche ha detto che al momento non ci sono segnali di interruzioni di fornitura di gas, ricordando che l’Italia importa circa il 95% del gas e che oltre il 40% proviene dalla Russia. L’Italia ha ancora 2 miliardi e mezzo di metri cubi di gas negli stoccaggi e l’arrivo della bella stagione dovrebbe non creare problemi. In assenza di forniture dalla Russia la situazione resta comunque complicata ed il governo sta portando avanti delle opzioni al vaglio che riguardano le importazioni di gas da altri fornitori come l’Algeria e Azerbaigian. “Se necessario chiederemo maggiore flessibilità nei consumi di gas,  in particolare nel settore industriale e termoelettronici – ha detto Draghi -Non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo Paese, ne va della nostra libertà Bisogna puntare sulle energie rinnovabili, semplificando le procedure e sviluppare il biometano. Bisognaa anche ragionare sulla nostra capacità di rigassificazione”.

Draghi ha ribadito che l’Italia condanna con assoluta fermezza l’invasione che giudica inaccettabile.  Ha espresso solidarietà del popolo e del governo italiano alla popolazione ucraina ed al suo presidente. “Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato, ma l’agenda della Russia e del suo presidente è vasta, complessa ed a lungo premeditata. Ciò che è in discussione è l’ordine internazionale che fu costruito alla fine della seconda guerra mondiale. E’ questo sistema che oggi viene posto in discussione – ha aggiunto- L’Italia a tutto ciò che è successo ha reagito subito, abbiamo richiamato Mosca a cessare l’offensiva ed il pieno sostegno italiano all’integrità territoriale e la sovranità dell’ucraina. Ci siamo uniti agli altri leader del G7 richiamando la cessazione delle ostilità ed un ritorno alle trattative. Ho partecipato a un consiglio straordinario in cui l’Ue ha espresso la sua condanna nei confronti della Russia e della Bieolorussia. Il presidente Zelensky ha detto che l’Ucriana non ha più tempo e che la sua famiglia e lui stesso sono obiettivi delle forze di invasione. E’ stato un momento molto drammatico che ha colpito tutto il consiglio europeo. Nel pomeriggio di oggi parteciperò ad un vertice della Nato. Per il piano bilaterale è previsto un pacchetto da 110 mln di euro per aiuti finanziari all’Ucraina a scopi umanitari e stabilizzazione finanziaria. Vogliamo risolvere la crisi in modo pacifico e con la diplomazia. Qualsiasi dialogo però deve essere sincero e utile. Le violenze di questa settimana della Russia rendono un dialogo di questo tipo impossibile”. Dal punto di vista militare, Draghi ha detto che la Nato si è già attivata, approvando 5 piani di risposta graduale. Le fasi successive, vincolate ad una evoluzione dello scenario, prevedono assunzione di una postura di difesa e di ristabilimento della sicurezza. Il piano prevede un incremento di forze dispiegato in territorio alleato con il transito delle unità militari sotto la catena di comando e controllo del comandante supremo alleato in Europa e utilizzo di regole di ingaggio predisposte per un impegno immediato. “Le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla Nato – ha precisato il premier- sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni, circa 240 uomini schierati in Lettonia insieme a forza navali e velivoli in Romania e da altre che saranno attivate su richiesta del comando alleato. Per queste siamo pronti a contribuire con circa 1400 uomini e donne dell’esercito, della Marina e dell’Aeronautica e con ulteriori 2000 militari disponibili. Le forze saranno impiegate nell’area di responsabilità della Nato e non c’è nessuna autorizzazione implicita dell’attraversamento dei confini. L’Italia e la Nato vogliono trasmettere un messaggio di unità alla causa Ucraina e di difesa dell’architettura di sicurezza europea”.  Per le sanzioni l’Italia è perfettamente in linea con gli altri paesi Ue, primi fra tutti Francia e Germania. Mercoledì sono state formalmente approvate le prime misure restrittive della Russia con bando alle esportazioni ed importazioni da unità separatiste, sanzioni economiche e finanziarie alla Russia, congelamenti di tre istituti bancari e sanzioni mirate nei confronti di individui come gli oltre 300 membri della Duma. Nel consiglio europeo di ieri approvato altre misure molte più incisive. Le sanzioni ci impongono di considerare con grande attenzione il loro impatto sulla nostra economia. La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento del 275 di circa 10 anni fa.  La problematica è quella di non aver diversificato i nostri fornitori negli ultimi decenni. Bisogna procedere spediti sulla diversificazione. Gli stoccaggi italiani beneficiano di avere avuto inizio inverno una situazione migliore degli altri paesi europei e il livello riempimento aveva raggiunto il 90 per cento a fine ottobre. Gli stoccaggi sono stati utilizzati a pieno ritmo e a febbraio raggiunto il livello che hanno di solito a fine marzo. Questa situazione è simile a quella che vivono altri paesi europei come la Germania. La fine dell’inverno ci permette di guardare con maggior fiducia nei prossimi mesi ma dobbiamo intervenire sulle capacità di stoccaggio dei prossimi anni, con meccanismi di stoccaggio comune con altri paesi. Ci auguriamo che questa crisi possa accelerare finalmente una risposta positiva su questo tema.  Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altri rotte, come gli Stati Uniti. Tuttavia la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto dei rigassificatori in funzione oggi. E’ importante per il futuro una riflessione anche su queste infrastrutture. Il governo intende lavorare per aumentare i flussi per i gasdotti non a pieno carico. Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone e il governo è pronto per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia. Per il futuro la crisi ci porta a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla fornitura energetica. La risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti nel maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili anche e soprattutto con una maggiore semplificazione nella procedura dell’installazione degli impianti. Tuttavia, il gas resta essenziale come combustibile in questa transizione nella quale siamo. Bisogna aumentare il gas prodotto in Italia che è meno caro rispetto a quello importato. Dobbiamo prima di tutto restare uniti tra noi”.

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