“Umberto II, il nostro ultimo Re”

Abdico alla Corona del Regno d’Italia in favore di mio figlio Umberto di Savoia Principe di Piemonte.

Sono le 15:15 del 9 maggio 1946, quando Sua Maestà Re Vittorio Emanuele III, verga di suo pugno queste storiche parole su di un foglio di carta bollata da 12 Lire, alla presenza del notaio Dott. Nicola Angrisani. Per suo preciso volere la formula è la stessa che fu usata nel 1849 da Re Carlo Alberto a favore del primogenito Vittorio Emanuele II, che sarà poi il nostro Pater Patriae. La storia, così, compie nuovamente il suo percorso. Dopo due anni di luogotenenza da quel 5 giugno 1944, nostro nuovo Sovrano diventa Umberto II di Savoia, che fu fedele allo Statuto e al suo popolo fino all’estremo sacrificio che si può richiedere ad un monarca: quello della corona e dell’esilio perpetuo. Firmò il decreto che indiceva il referendum istituzionale del 2 giugno, impegnandosi a ripetere lo stesso dopo qualche tempo in caso di vittoria della monarchia, per permettere a TUTTI gli italiani di esprimersi. La trionfante repubblica non fece altrettanto. Sua Maestà non sapeva che non avrebbe mai più rimesso piede nel suo Paese. Partendo alle 15:40 di quel 13 giugno 1946 infatti, non poteva immaginare, così come milioni di italiani, che circa un anno e mezzo dopo ne sarebbe stato sancito per costituzione l’esilio a vita! Il suo augusto genitore era solito dire “gli uomini si illudono di fare la storia, ma la storia fa da sé”. Così fu. 77 anni dall’ascesa al trono del Regno d’Italia, si vuole ricordare Sua Maestà con le sue parole, dense di significato, che solo un vero padre della Patria può pronunciare, e Re Umberto II tale fu:_”Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli”.
l’Italia innanzitutto.

Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, Delegazione di Viterbo. Sebastian Serafini.

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