Un ricordo di Alfio Pannega

VITERBO – Ricorre oggi, 21 settembre 2021, il novantaseiesimo genetliaco del nostro fraterno amico, coraggioso maestro e generoso compagno di lotte Alfio Pannega.
Ed anche se sono ormai undici anni che ci ha lasciato, il suo ricordo ci accompagna ancora, luminoso ed esortante alla lotta nonviolenta in difesa della vita, della dignita’ e dei diritti di ogni essere umano; per la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e di tutti i beni; per la liberazione ed il bene comune dell’umanita’; per la difesa di quest’unico mondo vivente; contro tutte le violenze, le menzogne, le oppressioni.
Ed e’ anche nel suo ricordo che in questi giorni siamo impegnati a sostegno dell’iniziativa fatta propria dal Presidente del Parlamento Europeo per la liberazione di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, dal 1977 ingiustamente detenuto dopo un processo-farsa in cui gli sono stati falsamente attribuiti delitti che non ha mai commesso.
E se un ricordo piu’ intimo e’ consentito aggiungere ad un vecchio amico, al ricordo che tutti i viterbesi serbano grato dell’Alfio poeta popolare, dell’Alfio dalla battuta fulminante, dell’Alfio che aveva una buona parola per ogni persona, dell’Alfio che condivideva tutti i suoi beni con chiunque gliene facesse richiesta, dell’Alfio buono di una sorgiva bonta’ di cui spargeva incessantemente inesauribile dono, dell’Alfio che amava la vita con una passione, un’esuberanza, un’esultanza che immediatamente toccava il cuore e rischiarava l’animo di ogni suo interlocutore, vorrei consegnare a queste righe, e quindi a chi le leggera’, la memoria di un Alfio che chi condivise con lui alcune cruciali politiche esperienze ed alcune decisive morali riflessioni ha avuto il dono di conoscere piu’ in profondita’: l’Alfio con cui tante volte ragionammo dei diritti e dei doveri di ogni essere umano, con cui ideammo e realizzammo azioni nonviolente memorabili e frugifere e schiudenti, l’Alfio militante comunista, libertario e nonviolento; l’Alfio che fu come un vero padre – miniera di memorie preziose, maestro di vita e di responsabilita’, costante esortatore al rispetto di se’ e delle altre persone e di tutti gli esseri viventi e del mondo intero, psicagogo che chiamava alla parresia e alla koinonia, voce ed esempio che sempre chiamava al vero, al bene, al giusto, alla bellezza che salva il mondo, al cielo stellato e alla legge morale – per le tante ed i tanti giovani e giovanissimi che presero parte all’esperienza del centro sociale occupato autogestito “Valle Faul” di cui fu vera anima ed intima radice.
In questo anniversario una volta ancora vogliamo dire la nostra gratitudine, il nostro impegno a serbarne la memoria, a continuarne la lotta nonviolenta per la liberazione del’umanita’ intera.
Oppresse ed oppressi di tutti i paesi, unitevi.
Opporsi a tutte le ingiustizie e le violenze.
Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.
Salvare le vite e’ il primo dovere.
Sii tu l’umanita’ come dovrebbe essere.
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Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta’ si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l’Ariosto, ma fu lavorando “in mezzo ai butteri della Tolfa” che si appassiono’ vieppiu’ di poesia e fiori’ come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell’intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta’, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita’ artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell’ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara’ fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E’ deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell’immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato – sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all’ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti – un monologo dal titolo “Allora ero giovane pure io” dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi’ rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un “Archivio Alfio Pannega” per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita’ le tracce della sua vita e delle sue lotte, e’ restata fin qui disattesa.
Alcuni testi commemorativi sono stati piu’ volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza e’ in cammino”, ad esempio negli “Archivi della nonviolenza in cammino” nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei “Telegrammi della nonviolenza in cammino” n. 265 ed ancora i “Telegrammi della nonviolenza in cammino” nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235, i fascicoli di “Coi piedi per terra” n. 546 e 548-552, e “Voci e volti della nonviolenza” nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di “Ogni vittima ha il volto di Abele” n. 170, i fascicoli di “Una persona, un voto” nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de “La domenica della nonviolenza” nn. 420 e 511, i fascicoli de “La nonviolenza contro il razzismo” nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446.

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

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