di ANNA MARIA STEFANINI-
“Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!”
In tutta Italia sono intitolate a lui vie, piazze, caserme. Nello spirito dell’Arma, seguendo i valori propri dei Carabinieri, Salvo D’Acquisto non ha esitato a sacrificare la sua vita per salvare gli altri.
Vicebrigadiere dei Carabinieri era nato a Napoli il 17 ottobre 1920, in un popolare quartiere del Vomero da una famiglia profondamente cattolica. Salvo D’Acquisto venne destinato alla stazione di Torrimpietra, borgata a 30 km da Roma.
Il 23 settembre 1943 venne fucilato dai tedeschi in località Torre di Palidoro. Fu uno degli episodi più eroici che si ricordino nella storia dell’Arma.
Dopo l’8 settembre 1943, a seguito dei combattimenti alle porte della Capitale, un reparto di SS tedesco si era acquartierato nel territorio della Stazione di Torrimpietra, presso una caserma abbandonata della Guardia di Finanza, nella “Torre di Palidoro” borgata limitrofa a Torrimpietra. La sera del 22 settembre alcuni soldati tedeschi, rovistando in una cassa abbandonata, provocarono lo scoppio di una bomba a mano: uno dei militari rimase ucciso ed altri due furono gravemente feriti. L’episodio fu interpretato dai tedeschi come un attentato.
Il mattino successivo, il comandante del reparto si diresse alla Stazione di Torrimpietra per ricercarvi il comandante. Vi trovò, in assenza del maresciallo titolare della stazione, il vice brigadiere D’Acquisto, al quale chiese perentoriamente di individuare i responsabili dell’accaduto. Il giovane sottufficiale cercò inutilmente di convincerlo della casualità del tragico episodio, ma l’ufficiale tedesco decise la rappresaglia. Poco dopo, Torrimpietra fu tutta accerchiata e 22 innocenti cittadini furono rastrellati, caricati su di un autocarro e trasportati ai piedi della Torre di Palidoro.
Gli ostaggi vennero obbligati a scavare una fossa comune, chi con le pale chi con le mani. A questo punto, Salvo D’Acquisto si autoaccusò quale unico responsabile dell’attentato e chiese la liberazione degli ostaggi. Questi furono rilasciati poco prima della fucilazione del giovane carabiniere da parte dei nazisti.
Nel rapporto del 25 gennaio 1945 n. 20/7-11 di protocollo riservato, inviato dal comandante della Legione di Roma al Comando Generale dell’Arma, si legge che la sera dell’esecuzione alcuni militari tedeschi, parlando con una giovane del luogo, affermarono che il sottufficiale era “morto da eroe, impassibile di fronte alla morte”.
Testimoni oculari dissero che “quantunque malmenato e a volta anche bastonato dai suoi guardiani, il D’Acquisto serbò un contegno calmo e dignitoso”.
Un eroe qualunque. Un uomo che si è spinto fino all’estremo sacrificio per salvare altri uomini innocenti. Lo sentiamo ancora vicino, con il suo altruismo e il suo amor patrio anche a distanza di anni.
Alla Memoria del vice brigadiere Salvo D’Acquisto il Luogotenente Generale del Regno, con Decreto “Motu Proprio” del 25 febbraio 1945, conferì la Medaglia d’Oro al Valor Militare”