Riceviamo e pubblichiamo: “Da un po’ di tempo dovunque vado mi capita di incontrare per strada una “PORTA che PARLA”. E’ sempre la stessa, mi sembra. Con molta finezza e direi, anche apertura di spirito, mi sorride e domanda: “… ho sentito dire che c’è una ”Porta Santa” che viene aperta da qualche parte e vorrei andare a portarle i miei omaggi. Sai, di porte aperte non ne ho viste molte in giro e quelle che non sono chiuse sono in genere molto semplici che quasi invitano a entrare e a non avere timore. Poi, perché le chiamano sante?… Non capisco!”. Mi ha messo tenerezza e ho provato a spiegare: “Cara porta che non so da dove vieni, ma devi essere l’unico essere in cammino che non sa… Non sai che stiamo celebrando il Giubileo? E’ dal 1300 che il Papa (Bonifacio VIII, a quella epoca) scopiazzando quello che c’è scritto nel libro del Levitico, ha accettato di celebrare periodicamente un ANNO di GRAZIA, di PACE, di RISPETTO, di PERDONO, di ACCOGLIENZA, di AMORE per la natura e le persone. Questo del 2025 è il 27mo. Poi ci sono altri celebrati per ricorrenze particolare come gli Anni Santi… Tu sembri essere l’unico che non sa queste cose. Ma dove vivi? Non hai mai letto il libro del Levitico (Codice della santità) al capitolo 25? E’ storia antica anche se ricca di inviti mai rispettati, ripresa dalla Chiesa cattolica nel 1300, che a grande fatica cerca di riportare il cammino della vita cristiana alle sue origini spirituali. La PORTA che si apre è un simbolo forte di vita nuova. Il peregrinare per andare a varcarla ha un significato non solo cultuale, ma esistenziale profondo. Aprire quella PORTA e passare per essa, vorrebbe dire spalancare le porte al Signore Gesù perché entri nella nostra vita, la prenda in mano e la trasformi in una vita che rassomigli a quella di Gesù stesso. San Giovanni Paolo II disse: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. (22 ottobre 1978, quando iniziava il suo pontificato). La “Porta che Parla” stava a sentire con molta attenzione ma come se io stessi dicendo cose ovvie e non nuove per lei. Mi chiese se poteva dire qualcosa. Al mio accenno di assenso, si aprì con me e sorridendo quai maliziosamente. ”Sai” iniziò a dire “non meravigliarti di me. Ma ci credi veramente a quello che dici? O lo dici perché lo devi dire. Le cose parlano, anche quelle che sono oggetti nelle mani vostre quando organizzate queste cerimonie. Le candele, l’incenso, l’acqua, i banchi, gli altari addobbati, i paramenti addosso ai celebranti, i crocifissi… hanno un loro linguaggio che spesso non sapete leggere. Poi questo di una PORTA che viene APERTA è un linguaggio potente e direi anche sacro per chi lo sa gustare. Ma il carissimo Papa Francesco per esempio, che ha capito, apre anche porte che non ci sono come porte, perché PORTA VERA è quella di una vita che desidera cambiare e che noi dobbiamo essere pronti ad aiutare. Se voi aiutate una situazione a diventare vivibile: un carcere a diventare più umano, un malato a non sentirsi inutile e da buttare via, una persona disabile a sentirsi utile e abbracciata con affetto, un popolo che soffre decisioni di morte da parte di altri che vivono bene ad affrontare questo inverno senza terrore, anche se vi comportate meglio con la natura dove vivete e non spingerla a reazioni incontrollabili… se voi cercate di fare questo, voi state aprendo una PORTA che è SANTA perché aiuta la gente a vivere meglio. Aprite sì la porta delle cattedrali e dei santuari. Aprite… Aprite…ma soprattutto APRITE il cuore e le mani per aiutare, per sorreggere, per ascoltare, per accogliere e abbracciare, per accompagnare, per lavare e pulire… Queste sono le PORTE dell’anima e della vita. Non fermatevi alle porte di bronzo o di legno pregiato. Queste non vivono, non soffrono, non pregano… si aprono, se voi le aprite. Ma chi passa per queste porte siete voi e la vostra vita. Passando dentro cercate di sentire un fuoco dentro di voi. E’ il desiderio di passare da una vita a un’altra piena di note musicali, di colori smaglianti, di parole poetiche… cioè: di bellezza che crei bellezza e armonia. Facendo questo diventerete migliori e il mondo attorno a voi diventerà migliore. Questa è la ricchezza vera della Chiesa, la ricchezza che vi aiuterà a capire il regalo della Indulgenza. Dio sarà più indulgente con voi e voi sarete più indulgenti con le persone e la vita.
E’ cosi che vorrei vedere la mia Chiesa…IO SONO LA PORTA”. A queste parole gli occhi mi si aprirono, ma la “PORTA che PARLA” non c’era più. E capii perché il mio cuore si riscaldava mentre la PORTA parlava. Quella PORTA che avevo incontrato era la VERA PORTA che invitava me e invitava tutti noi a non fermarsi alla cerimonia, ma a farla VIVA nella VITA di ogni giorno.
Trasformiamoci in PORTA APERTA
e il “GIUBILEO con le sue INDULGENZE”
segnerà una tappa nel cammino verso un
mondo migliore che è frutto:
di un animo pieno di misericordia,
che non ha timore di riconoscere con umiltà le proprie fragilità
e di una vita pronta a cambiare e migliorare.
Non chiediamo alla CHIESA cosa può fare per noi
Siamo noi che dobbiamo fare qualcosa
Per una Chiesa sempre più CHIESA.
Don Gianni Carparelli
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