Unitus, approvata carriera alias – TusciaPride: “Un passo importante per la comunità queer del territorio”

VITERBO – L’associazione TusciaPride recepisce con grande favore ed entusiasmo l’approvazione del regolamento istituente la carriera alias avvenuta il 28 giugno da parte del Senato Accademico dell’Università della Tuscia.

Grazie al lavoro del sindacato studentesco PerCorso e in successione a quanto svolto dalla Rete degli Studenti Medi presso il liceo Paolo Ruffini, l’Unitus si afferma come il secondo luogo d’istruzione della città di Viterbo ad aver deciso di regolamentare la carriera alias, e dunque di aprirsi all’accettazione di tutte le identità e di trasformarsi in un luogo libero e inclusivo dove chiunque, al di là di ciò che è, si senta a proprio agio. Il fatto che il Senato Accademico abbia approvato il regolamento istitutivo della carriera alias nel mese del Pride attesta ancora una volta come nel nostro territorio sia presente una comunità queer e trans* organizzata in modo plurale e multiforme che lotta per i propri diritti e che non è disposta a mollare fino a che questi non le saranno riconosciuti in forma piena.
L’università e la scuola, prevedendo uno strumento quale la carriera alias che agisce come rimedio ai punti negativi della legislazione, si dimostrano nuovamente primo baluardo nella tutela dei diritti, anche quando le coscienze – in alcuni casi, anche quelle interne alla stessa comunità queer e trans* – devono ancora formarsi propriamente in modo tale da accettare senza sindacato alcuno la libertà di autocostruzione e autodeterminazione dell’io che dovrebbe essere riconosciuta ad ogni essere umano.
L’iter di affermazione del genere disciplinato dalla legge italiana (in particolare, dall’art. 31 del D. Lgs. 150/2011 e, più nel dettaglio, dalla Legge n. 164/1982 – con integrazioni e variazioni costituite dalla giurisprudenza nella prassi) a cui diverse persone trans* sentono la necessità di sottoporsi per rettificare il proprio genere e il proprio nome d’anagrafe è un iter complesso, caratterizzato da costi e tempi elevati oltre che da particolari limitazioni e rigidità: tra l’obbligo di un periodo di analisi psicologica dalla durata non indifferente finalizzato all’elaborazione di una relazione che attesti la condizione di disforia di genere, le spese per il supporto legale – indispensabile visto che l’iter di affermazione del genere può essere portato a compimento solo chiedendo l’istruzione di un processo presso il proprio tribunale di competenza – la diffusa timidezza dellɜ giudici nel pronunciare sentenze favorevoli in tempi brevi e la patologizzazione delle identità trans*, ribadire legalmente e dunque ufficializzare il proprio essere non è un qualcosa di accessibile a tuttɜ, né dal punto di vista finanziario tanto quanto da quello del proprio benessere psico-fisico, visti la tensione e i danni alla salute provocati da un procedimento così lungo e costoso.
In questo contesto normativo, per nulla in grado di garantire la libera e piena espressione delle identità, la carriera alias, già disciplinata in molteplici scuole, università e luoghi di lavoro, si pone come strumento utile per contrastare – seppur non in forma definitiva – i tempi e i costi del procedimento di affermazione del genere; consiste, nel dettaglio e secondo quanto riportato da Infotrans.it (il portale d’informazione dell’Istituto Superiore di Sanità sulle tematiche queer e trans*), in un « profilo burocratico alternativo e temporaneo che comprende il rilascio di un nuovo libretto universitario e un nuovo indirizzo e-mail con indicato il nome di elezione in sostituzione del nome registrato all’anagrafe ».
La carriera alias non è regolamentata da una normativa nazionale ed è invece determinata dalla singola realtà organizzata che decide di istituirla; pur essendo generalmente limitata nel tempo ed esaurendosi dunque nel momento in cui la persona che ne ha richiesto l’attivazione – modificando quindi il proprio nome anagrafico con un nome d’elezione allineato al proprio genere percepito – si allontana dalla realtà organizzata presso cui l’ha attivata (per il termine degli studi nel caso dell’università, per un’interruzione del rapporto nel caso dei luoghi di lavoro, ecc), la carriera alias – in virtù della semplicità che la caratterizza, all’Unitus in particolare dove è sufficiente un’autocertificazione del proprio stato di persona trans* (contrariamente alla relazione succedente ad un periodo di analisi psicologica richiesta dalla legge, che inevitabilmente comporta costi e tempi lunghi) – rappresenta ugualmente un efficace mezzo di reazione all’indifferenza di questo governo e dei precedenti che, rifiutandosi di elaborare una riforma della normativa disciplinante il procedimento di affermazione del genere, hanno chiuso gli occhi di fronte alle sofferenze delle persone trans*, le quali, per via della complessità dell’iter stesso, vedono ancora oggi la propria identità, e dunque la propria esistenza, negata.
Il lavoro da fare è ancora lungo, soprattutto nel nostro territorio, ma oggi si è realizzato un passo fondamentale per la comunità nella direzione giusta.
Tuscia Pride
Nella scrittura di questo testo abbiamo deciso di utilizzare la schwa (“ǝ” al singolare, “ɜ” al plurale) in opposizione al maschile universale e al binarismo di genere; siamo fermamente convintɜ che la costruzione di una società più inclusiva, egualitaria e aperta all’accettazione di tutte le identità debba passare inequivocabilmente anche per la trasformazione della nostra lingua, nell’ottica del superamento sia della concezione secondo la quale il genere maschile sia abile a rappresentare tutti i generi, che di quella che ammette l’esistenza di soli due generi, non prevedendo strumenti linguistici per riferirsi a chi non si identifica né nel genere femminile né in quello maschile.
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