Unitus, Walter Veltroni e il prefetto di Roma Lamberto Giannini ospiti a “Giallo Scienza”

di MARIA ANTONIETTA GERMANO –

VITERBO – Nell’ambito dei festeggiamenti per i 45 anni dell’Università degli Studi della Tuscia, dal 13 al 15 marzo si è svolto a Viterbo un evento straordinario dal titolo:”Giallo Scienza-Storie di crimini e delitti nel chiostro di Santa Maria in Gradi”. Questa mattina, a chiusura dei numerosi incontri, l’Aula Magna, strapiena, ha accolto tra gli applausi Walter Veltroni in videoconferenza da Roma (assente purtroppo per un lutto) ed il prefetto di Roma Lamberto Giannini invitati entrambi in ateneo a parlare della Roma ambientata nel libro di Veltroni “Buonvino tra amore e morte”, Marsilio 2023.

Ha introdotto la conferenza il rettore Stefano Ubertini che ha salutato gli ospiti della giornata ed ha lasciato spazio al coordinatore dell’Unitus, professor Alessandro Sterpa il quale ha subito chiesto a Veltroni: “Quanto c’è nella sua esperienza di romano e di sindaco scrivere della città?”

La risposta non si fa attendere: “Io mi sento prima romano che sindaco, sono diventato sindaco perchè conoscevo questa città, l’ho girata tutta per tanti motivi. Roma ha un profilo che riguada il numero degli abitanti, però c’è un altro profilo che è la sua dimensione territoriale. Roma è grande, dal punto di vista del territorio amministrato, come Parigi, Bruxelles e Stoccolma messe insieme. Roma arriva al mare, a Ostia, ha la campagna, non ha la montagna ma ha i 7 colli. Per scrivere di una città più che conoscerla urbanisticamente, bisogna conoscerne la lingua, l’umore, il modo di parlare, il modo di stare in relazione gli uni con gli altri. Nessun miglior aedo di Alberto Sordi, non è che parlava lui come i romani, sono i romani che parlano come lui. Quando gli facevi una domanda, Sordi rispondeva con un altra domanda: Che fai? Eh, che faccio?….e prendeva tempo per maturare una risposta appropriata. I romani sono un po’ così, hanno visto di tutto, sono passati dominatori di varia natura, hanno conosciuto l’orrore della guerra, lo spavento della dittatura. Non è un popolo cinico come si dice. I romani sono generosissimi e sono capaci di un grande spirito solidale, senza che venga sollecitato”.

“Nella mia attività di scrittore- contina Veltroni – ho raccontato Roma in diversi aspetti, S.Lorenzo e il bombardamento del ’43, nel libro che esce la prossima settimana, racconto la storia del linciaggio di Renato Carretta a Palazzo di Giustizia nel 1944. Poi con i libri gialli mi sono concentrato su Villa Borghese che è per una enclave dentro la città. Villa Borghese è il più bel parco culturale d’Europa, lì trovi Caravaggio alla Galleria Borghese, Vincent van Gogh alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, poi la Casa del Cinema, il Bio Parco, il Cinemino dei piccoli con il Teatro dei burattini. E poi c’è Villa Borghese, il Pincio, una meraviglia incastonata dentro la città. E appema varchi il cancello ed esci fuori c’è il caos, è come se entrassi in un altro mondo. Qualcuno mi ha chiesto perchè nei miei libri accadono sempre omicidi, se Villa Borghese è un luogo tranquillo? Ho risposto: perchè allora a Vicata, che è un piccolo e tranquillo paese, Montalbano racconta di delitti? E’ una convenzione che si stabilisce tra scrittore e lettore. E il personaggio in questa serie di miei gialli è il commissario Buonvino. Mi hanno anche chiesto, ma esistono dei commissari di polizia come Buonvino? Io mi sono ispirato a tre persone: Antonio Manganelli che è stato capo della polizia e mio amico, ed ora non c’è più. Franco Gabrielli e Lamberto Giannini, ora prefetto di Roma. Grandi funzionari dello Stato con una intelligenza e competenza e di grandi curiosità intellettuali, capacità di accoglienza e grande senso civico.Ho raccontato una piccola città dentro Roma che vive a Villa Borghese. A Villa Borghese ci puoi vivere; ci sono i ristoranti, i bar, la cultura. Roma è anche una città fatta di tante città, un municipio di Roma ha gli stessi abitanti di Bologna o Firenze.” Applausi.

La parola passa al prefetto Giannini: “Ho lavorato 23 anni alla Questura di Roma-Digos. Roma è una città dove ci sono tanti invisibili, si sente una percezione di insicurezza. Complessità, dubbio e paura. Roma è una città molto particolare. Città che ha vissuto intrecci internazionali particolarmete importanti e gravi. Ricordiamo gli attacchi all’aeroporto di Fiumicino, alle ambasciate d’Inghilterra e Stati Uniti America, dove hanno tirato bombe. L’attacco alla Sinagoga, indagini mai lasciate ed ora stanno portanto a qualche risultato. Roma ha avuto delitti che hanno segnato la storia come l’omicidio di Marta Russo, una studentessa uccisa dentro l’università. Roma oggi è la città dove si affacciano varie mafie. Come si affronta tutto questo? Prima sono i cittadini che reclamano in determinati centri, decoro urbano e cultura. Siamo impegnati a Tor Bella Monaca con progetti importanti di riqualificazione. E dal nostro punto di vista va approcciata con cultura e conoscenza, bisogna conoscere il territorio. Le storie a volte ritornano ed anche personaggi legati alle storie.”

Alessandro Sterpa fa notare che nelle pagine del libro “Buonvino tra amore e morte” si percepisce anche qualcosa di più intimo e sentimentale, tra un uomo e una donna. Quanto in quello che Veltroni scrive c’è la ricerca dei rapporti personali e umani?

Walter Veltroni risponde: “Io non sono un giallista. E’ un accordo con la casa editrice. Ho imparato che le cose sono complesse. E che la complessità delle cose che oggi noi tendiamo a semplificare in questo tempo di brutale riduzione della complessità su ogni cosa, su ogni vicenda, dal calcio alla politica, dalle faccende umane a quelle internazionali, non ci aiuta a vivere nel modo giusto. Ciascuno è complesso. I personaggi dei miei libri, anche riguardo alla vita che ho vissuto, non sono mai unidirezionali, cerco sempre di raccontare la complessità. Cerco sempre di raccontare che ciascuno è di più di quello che appare in prima battuta e che in questo c’è anche l’affascinante sistema dell’esplorazione. Se avessimo già tutto scritto, i rapporti personali, di conoscenza, sarebbero del tutto asfittici. Invece noi ci dobbiamo un po’ rieducare. Perchè ci stanno portando in un mondo in cui dobbiamo solo alzare il pollice o abbassarlo. Questo si faceva all’arena del Colosseo, è assurdo che dobbiamo farlo nel 2024. Alzare il pollice e abbassare il pollice è una finzione di partecipazione. Anche al Colosseo non contantava nulla, contava solo il pollice dell’imperatore che decideva se il povero schiavo doveva vivere o morire.
E noi stiamo andando in questa direzione. Siamo tutti convinti che il nostro pollice attivato si Facebook o Istangram sia decisivo e sposti le sorti del mondo e invece ci stiamo accorgendo che si fa strada l’idea di semplificazione autoritaria. Se tutto è semplificato, se tutto è recintato, se non possiamo più ascoltarci, capirci, dialogare, scambiare le nostre idee, non resta che affidarci all’uomo delle provvidenza.
La mia risposta è questa, è la natura umana che è meravigliosamente perplessa ed io non mi piego all’idea che questa complessità possa essee ritotta ad una semplice definizione ibrida. Mi affascina il viaggio anche nelle persone”. Ancora applausi.

Si ricorda poi Pier Paolo Pasolini, innamorato della Tuscia, e il suo bellissimo documentario “La forma della città”. La morte di un’intellettuale. Dal modo in cui si tratta la morte ci sapisce come si amministra la città.

“Il rapporto con la morte – conclude Walter Veltroni – è anche un fatto storico. Come nella guerra dove ci sono centinaia e migliaia di morti. Oggi viviamo un tempo in cui la società è scura, carica di paura. Come amministratore ho certato di esorcizzare la morte. Cosa più terribile della morte è la solitudine. Sono stato al funerale del mio amico al tempietto egizio del Verano creato per fare cerimonie laiche. Ciò che riduce la dimemsione del dolore della morte in una comunità è il senso di solidarietà, è l’esserci e non lasciare le persone da sole. Pasolini, non era romano ma amava Roma e la periferia della città, un mondo che non gli apparteneva. Nel caso della morte di Pasolini, se ci fosse stata la polizia di oggi…. All’epoca non si è fatto il lavoro che spiegava Giannini, che è un lavoro che vale per l’investigazione, ma vale anche in generale per la vita. Bisogna esplorare”.
Il piacevole incontro si chiude con la consegna al prefetto Giannini di una targa in ricordo dell’evento. A Walter Veltroni, verrà recapitata a Roma.

Presente in sala, tra le autorità civili e militari, anche il prefetto di Viterbo Gennaro Capo.

Sinossi del libro-
Dopo l’attentato subito dalla moglie proprio nel giorno del matrimonio, il commissario Buonvino, straziato dal dolore, indaga insieme ai suoi uomini per capire se, colpendo Veronica, gli ignoti criminali hanno voluto mandare un segnale a lui o se invece nella vita di sua moglie si nasconde qualcosa che giustifichi una vendetta tanto efferata. Intanto, a piazza di Siena viene ritrovato il corpo di un uomo crivellato da proiettili sparati da diversi fucili: scavando nel passato della vittima, Buonvino risalirà fino al clima torbido e avvelenato dagli intrighi della Roma del 1944.

Alcune note su Walter Veltroni
Walter Veltroni è nato a Roma il 3 luglio 1955. È stato direttore dell’Unità, vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni e le attività culturali, sindaco di Roma, fondatore e primo segretario del Partito democratico. Oltre al primo capitolo delle indagini del commissario Buonvino, Assassinio a Villa Borghese, pubblicato sempre da Marsilio nel 2019, ha scritto vari romanzi, tra i quali La scoperta dell’alba (2006), Noi (2009), L’isola e le rose (2012), Ciao (2015), Quando (2017), tutti editi da Rizzoli. Ha realizzato diversi documentari tra i quali Quando c’era Berlinguer (2014), I bambini sanno (2015), Indizi di felicità (2017), Tutto davanti a questi occhi (2018) e la serie sulla storia dei programmi televisivi Gli occhi cambiano (2016). Nel 2019 è uscito il suo primo film, C’è tempo. Collabora con il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport.

 

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