di REDAZIONE –
VITERBO – È stato presentato questa mattina, 7 marzo, uno sportello di orientamento al lavoro all’interno del polo Caritas al Sacrario.
Lo Sportello di orientamento al Lavoro della Diocesi di Viterbo è realizzato attraverso il
“Progetto Policoro”, un’iniziativa promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana che pone al
centro della propria attenzione pastorale il tema ‘Giovani, Vangelo e Lavoro”
Questo progetto mira ad affrontare la disoccupazione giovanile, a promuovere l’occupazione
nei territori svantaggiati, annunciando il Vangelo attraverso le politiche del fare.
Il contesto contemporaneo pone il mondo, anche quello del lavoro, davanti a grandi sfide: lo
sviluppo delle tecnologie (prima tra tutte l’intelligenza artificiale), l’utilizzo incontrollato dei
social, la sfiducia nei mezzi di informazione, la crescente mancanza di comunicazione e quindi
di apertura verso l’altro.
Lo Sportello di orientamento al Lavoro ha lo scopo di rispondere, in parte, a queste sfide
divenendo pietra angolare per la nascita di nuove e profonde relazioni umane e lavorative,
incentivando l’incontro tra persone, essendo l’enzima in grado di catalizzare realtà differenti e
metterle in contatto, incentivando la promozione della cultura dell’occupabilità nel territorio
così da contribuire alla diminuzione del tasso di disoccupazione
Tale progetto ha come obiettivo principale quello di sostenere le persone nella ricerca di
opportunità professionali, formazione e autoimprenditorialità. Al tavolo della conferenza: don Paolo Chico, vicario episcopale per la pastorale sociale, Luca Zoncheddu, direttore Caritas, Iacopo Giammatteo, Filippo Grassi e Francesco Zappa di Policoro. Lo sportello è situato in via Santa Maria in Volturno n.18 ed è aperto il lunedì, il venerdì e il sabato dalle ore 9 alle ore 13.
Ha inizialmente preso la parola don Paolo che ha affermato:”Benvenuti a voi, porto anche il saluto del Vescovo che è impegnato in contemporanea in un altro impegno.
Siamo molto contenti di annunciare l’apertura di questo sportello di orientamento al lavoro e che è uno dei progetti di cui ci stiamo facendo carico già da ormai quasi due anni,
da quando un po’ si è ripensata tutta l’organizzazione della struttura diocesana e degli uffici di Curia. Il Vescovo ha voluto dare una nuova impostazione generale a tutta quella che era la pastorale e per cui sono stati divisi gli ambiti pastorali e messi a lavorare insieme.
Una bella intuizione del nostro vescovo è stata proprio la creazione di questa sinergia tra i vari uffici, cosa che prima non esisteva perché ogni ufficio andava per conto suo, organizzava iniziative e attività per conto proprio, adesso invece gli uffici sono divisi in ambiti pastorali e collaborano insieme.
Quindi il ruolo del vicario fondamentalmente è solo quello di coordinare questa collaborazione.” Poi don Paolo ha spiegato:”Il progetto Policoro affonda le sue radici nel 1995, quando è proprio la CEI che accogliendo l’ istanza molto importante della mancanza del lavoro, ha cominciato a valutare la possibilità di aiutare i giovani a creare posti di lavoro, per poter garantire un futuro a tanti giovani che si affacciano alle esperienze della vita e vogliono costruire qualcosa di buono.
Per cui si è creato questo progetto dalla CEI stessa e pensate che in 15 anni il progetto Poricoro è riuscito a trovare oltre 4.000 posti di lavoro.
e ha promosso oltre 500 esperienze lavorative.
Quindi anche noi siamo molto contenti di poter dare il nostro contributo a questo progetto così utile a nostro modo di vedere, e tutto questo però con un indirizzo specifico che è quello cristiano. Ovviamente, non siamo un ufficio di collocamento ma uno sportello di orientamento al lavoro che ha una struttura solida ma fondamentalmente basata sull’attenzione alla persona, alla sua dignità e poi ovviamente anche sul discernimento delle qualità delle condizioni lavorative Per cui il grande compito a cui sono chiamati questi nostri giovani è proprio quello di creare una comunicazione tra le realtà lavorative e poi la richiesta di lavoro.”
Attenzione alla persona, dunque, ma anche alla qualità delle condizioni lavorative.
Jacopo Giammatteo ha aggiunto che il progetto è nato dalla cooperazione di più uffici, dalle molte riunioni fatte con Luca. Ha poi spiegato le modalità in cui opererà l’ufficio e che l’idea era però quella di riprendere, secondo la frase di Edgar Morin – il teorico della complessità – “ciò che non si rigenera, degenera.”
“Ciò significa – ha detto Giammatteo – che noi dobbiamo continuare a portare frutti.
Portare frutti significa riguardare, metterci in gioco e guardare quello che è la nostra realtà.”
“Gli ambiti delle fragilità sono diversi: la casa, diventata una vera e propria emergenza, il cibo e gli aiuti alimentari – ha evidenziato Zoncheddu – Vogliamo creare un’opportunità semplicemente rivolgendoci su tre livelli diversi: il primo livello è quello delle persone quindi c’è chi chiede lavoro, chi cerca lavoro e magari non lo trova chi si rivolge alla Caritas disperato e non sa cosa fare. Allora noi abbiamo detto di accogliere quella richiesta, cerchiamo di strutturarla, capire cosa ci chiede, capire quali sono le attitudini di quella persona e cerchiamo di metterci in in rete con le aziende, quindi dall’altra parte ci rivolgiamo alle stesse, chiedendo di sottoscrivere con noi un patto di responsabilità sociale, che non è altro un decalogo non è un patto giuridicamente vincolante: le aziende non si impegnano con la diocesi a dare soldi o a dare posti di lavoro, niente di tutto questo, le aziende semplicemente si mettono lì e ci dicono noi abbiamo la stessa visione del lavoro che tu, ossia quella di non produrre lavoro a nero, di non creare situazioni di disparità sociale, quella di agevolare anche le attività della diocesi sul tema lavorativo.
Sono oltre 1080 i nuclei familiari che la diocesi assiste sul tema del cibo, del lavoro, della povertà educativa, sulla giustizia e la salute. Il tema della povertà non è solo una questione economica, ma riguarda il nostro contesto in maniera trasversale”.
Poi ha continuato:” La nostra realtà ad oggi ci dice, vado a leggere quello che abbiamo scritto nel progetto, che i dati relativamente all’occupazione, al tasso di disoccupazione del 2023 dell’Istat, vedono sul nostro territorio tra un’età compresa 18-29 anni il 40% di disoccupazione.
La 34° indagine del Sole 24 ore ci dice che la provincia di Viterbo è al 75° posto tra le province più vivibili in tutta Italia, quindi siamo abbastanza in fondo, nonostante le tantissime iniziative che si fanno sul territorio.”
Questo è un tempo difficile, difficile soprattutto per il tema delle fragilità, oggi sempre di più abbiamo persone che “abitano” delle fragilità importanti, anche di tipo relazionale, che pregiudicano poi tutte le altre competenze. Il progetto Policoro, in questo contesto, rappresenta un faro di opportunità.