Uspp Lazio: “La commissione Cartabia si dimentica del lavoro degli agenti penitenziari”

VITERBO- Riceviamo e pubblichiamo: “Oramai possiamo dare per assodato che il sistema penitenziario è imploso, considerando che una struttura come la CC. VITERBO si regge sulle circa 250 unità di polizia penitenziaria distribuite nei servizi interni per garantire la sicurezza, la vigilanza, le attività legate alle necessità detentive dei detenuti, una decina tra educatori è psicologi, un sistema sanitario che pur cercando di reggere il confronto non può garantire assistenze mediche se non sempre nella totale emergenza, dove emergono soggetti con necessità di rilievo anche mediatico.”
Il grido di allarme dell’ USPP Lazio attraverso il segretario regionale Daniele Nicastrini, situazione che emerge in tutta la regione.
“Attualmente presso l’istituto sono presenti soggetti che sono salite in odor di cronaca cittadina, per la quale sono necessari vigilanze a personam, soggetti che hanno dimostrato poca tolleranza alla detenzione, spaccando in più riprese le loro camere di pernottamento, soggetti che per vari motivi necessitano di continui attenzioni nella vigilanza, nel trattamento psicologico è psichiatrico ecc., mentre tutto sembra non sortire interessi da parte dell’amministrazione penitenziaria e dagli organismi istituzionali”.conclude Nicastrini,
Nel contempo in queste ore anche la segreteria nazionale USPP ha espresso forte perplessità nei confronti della Ministra Cartabia e la sua Commissione: “Pur non avendone ricevuto formale comunicazione apprendiamo della conclusione dei lavori della commissione voluta dalla Ministra Marta Cartabia per riformare il sistema carceri e ad un primo esame sembrerebbe svilire significativamente il ruolo della Polizia Penitenziaria, non a caso coinvolta solo figurativamente nei lavori dell’organismo accademico che ha prodotto un testo al limite dell’offensivo se posto in relazione ai protocolli di tenuta della sicurezza e legalità nelle carceri e delle funzioni svolte dagli agenti, oltre ad apparire come l’ennesimo tentativo di smantellare la certezza della pena con la scusa di umanizzare la detenzione,” con questo primo lapidario commento Giuseppe Moretti Presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria USPP, bolla il documento finale redatto dalla Commissione istituita pochi mesi fa dalla Guardasigilli.
Per Moretti “in un momento in cui nelle carceri aumentano i casi di contagio anche in ragione del mancato obbligo di familiari dei detenuti e di altre figure quali ad esempio gli avvocati a fornire il green pass, richiesto obbligatoriamente alla polizia penitenziaria e in cui resta emergente il problema delle aggressioni per lo più dovute a detenuti con problemi psichiatrici e all’assenza di risorse umane e materiali per un corretto svolgimento dei compiti istituzionali affidati agli agenti di polizia penitenziaria, troviamo incomprensibile che si possa pensare a dare ai detenuti in espiazione pena detentiva in carcere una serie di agevolazioni che determineranno solo un ulteriore caos nella gestione delle modalità custodiali e determineranno un significativo decadimento della sicurezza già compromessa dall’attuale modello detentivo, fatto che ha già determinato nel 2020 le rivolte che sembra tutti abbiano dimenticato”.
Non solo ma il rappresentante USPP sottolinea che “imbavagliare le procedure di ripristino della sicurezza intervenendo anche sulle modalità di perquisizione, determinerà un ulteriore escalation di traffici illeciti tra gli stessi, così come sembra impensabile la riproposizione di elementi quali l’affettività in carcere che già sono state motivo di grande preoccupazione per chi dovrà gestire la sicurezza degli istituti penitenziari, fino a prova contraria non degli alberghi dove trascorrere la quarantena in compagnia del proprio partner. Senza parlare dell’idea di un -sindacato dei detenuti-, come se non bastasse la rappresentanza che già hanno e il ruolo di censori esercitato dai garanti dei detenuti”.
Per Moretti “incomprensibile è anche il fatto che la Ministra Cartabia, che riteniamo persona dalle qualità ineccepibili, abbia sentito la necessità di rivolgere un suo ringraziamento scritto solo al personale dirigente dell’amministrazione penitenziaria, non vorremmo mai che dimentichi il ruolo strategico che ha da sempre la polizia penitenziaria nella tenuta del sistema carcere e soprattutto che non trascuri la necessità di adottare misure adeguate per salvaguardarne l’incolumità sempre più a rischio per l’assenza di qualsiasi strumento adeguato a contrastare detenuti facinorosi, molti ad alto potenziale delinquenziale, o culturalmente lontani dalla possibilità di elaborare il proprio percorso per diventare persone rispettose delle leggi nazionali e della civile convivenza. Un personale che seppur qualificatissimo è privo di adeguate competenze per poter gestire detenuti con problematiche sanitarie di tipo psichiatrico. A riguardo ricordiamo che neanche si è ancora compresa l’importanza che il Corpo di Polizia Penitenziaria sia dotata di propri medici rivendendo i protocolli d’ingaggio con una ricalibrazione della formazione che non può essere quella di sostituire altre figure professionali cui deve restare affidato il ruolo di recupero del reo con la partecipazione della polizia penitenziaria rispetto ai profili di sicurezza e legalità e non viceversa”.
In conclusione il Presidente USPP, esprimendo grande preoccupazione per il futuro di un Corpo “che nei suoi oltre duecento anni di storia ancora una volta rischia di non essere valorizzato pur costituendo il fulcro del funzionamento delle carceri italiane, valuteremo ogni azione possibile per tutelare la dignità lavorativa degli agenti con iniziative di sensibilizzazione delle istituzioni, delle forze politiche e più in generale dell’opinione pubblica”.
L’UFFICIO STAMPA USPP

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