Vandali ignari della storia

di MARCO ZAPPA –

VITERBO – Trovo assurdo e stupido ridar vita a vicende storiche sepolte e peggio ancora reinterpretarle secondo la logica dell’epoca attuale. Quello che è accaduto nella scorsa settimana e che ha portato allo sfregio di monumenti di uomini illustri come Cristoforo Colombo o generali confederati del sud degli stati uniti è insensato aberrante e preoccupante: ne avevo accennato su questa rubrica soffermandomi poi sull’atto vandalico perpetrato verso la statua di Montanelli.
Riparto dunque da qui.
Se dovessimo spulciare la vita e i comportamenti di tutti gli uomini più o meno conosciuti che appartengono al passato ne vedremo delle belle e probabilmente dovremmo riscrivere la storia se giudicassimo le loro azioni con il nostro modo di pensare.
Solo per citare qualche esempio il grande imperatore Napoleone onorato e venerato dai francesi, andrebbe processato nei libri di storia per crimini contro l’umanità avendo infuocato per anni l’Europa attraverso un’insensata guerra di conquista, la stessa intrapresa da Hitler a distanza di un secolo: certo, Bonaparte non ha approvato leggi razziali né sterminato milioni di ebrei, motivazioni per le quali giustamente il “fuhrer” è tuttora considerato come il male assoluto ma seguendo il suo illegittimo senso di conquista quanti danni ha combinato?
E come considerare Alessandro Manzoni lui che fu un despota nei confronti dei famigliari e comunque l’esatto contrario di un uomo animato dai valori di fede e provvidenza che trasudano dai promessi sposi?
E dei Savoia cosa dovremmo scrivere se ci limitassimo solamente al fatto che la camorra nella Napoli del post unità l’hanno legittimata loro?
Il XIX secolo è pieno in tal senso di contraddizioni: bombaroli passati per eroi e quelli che oggi consideriamo come dei delinquenti sono stati descritti come martiri morti per una bella causa.
Ma se arriviamo a tempi più recenti (si fa per dire) scopriamo che alcuni personaggi divenuti celebri icone del pensiero comunista ebbero un passato “nero”.
Sempre per citare qualche esempio penso a Giulio Carlo Argan, critico d’arte consacrato da Togliatti, sul cui manuale imposto dal sistema culturale marxista, hanno studiato intere generazioni di liceali.
Iscritto al partito fascista nel 1928 ricoprì cariche istituzionali prima di fare il salto della quaglia e virare decisamente a sinistra avendo capito con intuito che l’aria che proveniva da quella parte era più salubre di quella opposta.
E Dario Fo?
Da giovane fu repubblichino, cioè il peggio del peggio secondo la vulgata comune e pure arrogante da quello che raccontarono testimoni oculari ma anche lui per convenienza gettò libro e moschetto per abbracciare “baffone” Stalin, ovviamente quando le cose per il fascismo si misero male.
Montanelli invece da uomo libero non ha mai smentito né il suo passato né le sue azioni e per questo è inviso ai disperati dei centri sociali e alle femministe che ne detestano la memoria per la sua vicenda di “madamato” con una ragazzina africana.
Certo, oggi una roba del genere è impensabile per il nostro grado di civiltà ma in quell’epoca e ancor più in quel contesto funzionava così e quelle che per noi sono aberrazioni al tempo evidentemente erano legittime.
E come considerare tutti quegli italiani conniventi col fascismo che in poche ore cambiarono bandiera?
Lasciamoli che riposino in pace dunque seguiamo la logica dei tempi andati dove l’opportunismo era sinonimo di vita o di morte, dove le tradizioni locali erano illogiche per il nostro modo di concepire la civiltà e i buoni costumi.
Piuttosto io punterei il dito contro tutti quelli che se ne vanno in giro col faccione del Che sulle magliette, rendendo eroico un guerrigliero che con la mitragliatrice e la sopraffazione in nome di una sua personale giustizia ha fatto fuoco su quelli che riteneva nemici della Revoliciòn.
Lasciamo i monumenti dove sono e condanniamo gente come la signora Boldrini e il suo collega Fiano che in nome dell’opportunismo politico volevano decapitare la nostra storia, certamente contraddittoria, a volte esaltante, a volte deprecabile, ma pur sempre espressione di quello che noi siamo stati e sempre saremo, nel bene e nel male: italiani.

 

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