Velletri, serata a teatro per i cortometraggi degli attori detenuti

VELLETRI – Mercoledì 19 aprile due cortometraggi, Buio ed Erbacce, realizzati con gli attori detenuti della Casa circondariale di Velletri, sono stati proiettati nel Teatro Artemisio-Volonté, all’interno della prima edizione del Palio teatrale studentesco Città di Velletri, in occasione della decima Giornata nazionale del Teatro in carcere, organizzata dal Coordinamento nazionale teatro in carcere. ed , prodotti da Fort Apache cinema teatro, per la regia di Giulio Maroncelli, sono stati realizzati nell’ambito del Progetto scenari futuri – Laboratorio di formazione teatrale permanente rivolto a cittadini detenuti della Casa circondariale di Velletri, con il sostegno di ministero della Cultura e Regione Lazio, in collaborazione con ministero della Giustizia – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – Casa Circondariale di Velletri, del Garante delle persone private della libertà della Regione Lazio, e dell’IISS Cesare Battisti – sezione carceraria.

Un frame del cortometraggio “Buio”

Buio è un cortometraggio di 15 minuti, realizzato – si legge nelle note di regia – partendo da un lavoro di riflessione sulla condizione di isolamento aggravata dalle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. Un gruppo di uomini vivono da tempo all’interno di un sottomarino, in un paesaggio post-bellico e post-apocalittico nel quale hanno perso la relazione e la memoria del mondo terrestre. Di quella terra, attraverso reti metalliche che gettano in acqua, questi sopravvissuti ripescano solo scarti, oggetti semidistrutti dei quali non ricordano nome e funzione, che non sanno riconoscere, ma che conservano gelosamente nel magazzino del sottomarino, catalogati per forma, colore, caratteristiche, descritti in un grande libro secolare, nella speranza che un giorno, attraverso associazioni e assemblaggi, riescano a ricordare. Buio è un viaggio nell’oscurità degli abissi tra i buchi neri della memoria e la voglia di futuro, in cerca della salvezza.

Il cortometraggio Erbacce invece si colloca all’interno di una cornice distopica, nella quale gli ecosistemi sono collassati e l’agricoltura è quasi del tutto scomparsa causando una terribile crisi alimentare. In tale contesto, un gruppo di uomini cerca di preservare le specie vegetali rimaste, selezionando le piante “buone”, diserbando quelle infestanti e uccidendo ogni altra forma di vita potenzialmente dannosa. In tal modo però insieme alla distruzione di specie ritenute poco utili per l’uomo, impoveriscono ulteriormente la scarsa natura rimasta. La metafora rimette in discussione i tradizionali parametri di classificazione e di giudizio, aprendo la strada a nuovi quesiti.

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