Viganò- Francescanesimo e Viganesimo

di DON GIANNI CARPARELLI-

VITERBO – Adesso che è notizia pubblica mi permetto di dire una parola considerando quello che viene sbandierato. Parlo del signor Viganò che è venuto ad abitare a Viterbo, presso il convento della Palanzana. Cosa che sapevo da ottobre. Me lo avevano detto a Toronto amici che la pensano diversamente ma con i quali vive il rispetto nella diversità. Lo chiamo “signor” perché non sentendosi parte della Chiesa che pur lo considera ancora Vescovo, non vedo perché debbo chiamarlo “monsignore o eccellenza”. Gli avevo anche scritto, ma chi sono io per avere una risposta? Sono appena un prete di campagna che crede nel Vangelo e non sempre nelle istituzioni che a volte mi sembrano più apparati ben vestiti che servizi di carità secondo il famoso: “Fate questo in mia memoria…” di un certo Gesù Cristo che oggigiorno passerebbe i guai se entrasse in certi luoghi dove, si dice, che lui dovrebbe “abitare”. Mah! L’eremo della Palanzana era una volta casa di San Francesco che ha aiutato la Chiesa a rimettersi in piedi, con umiltà, senza cercare di far arrestare il Papa come ha detto il Viganò alle guardie svizzere, senza chiamarlo usurpatore della sedia pontificia o senza avvallare le fantasie erratiche di chi sventola “codici” segreti di un Papa che, penso io, non sapeva dove mettere le mani nella “sporcizia della Chiesa” e ha lasciato che altri, meno accademici, ma più “pratici” prendessero in mano la scopa e i disinfettanti pastorali della trasparenza, della fermezza e del coraggio. Ed era ora! E l’eremo di Sant’Antonio?

 Se suoni il campanello con gentilezza ti rispondono: “Pace e Bene”, ma non si può entrare almeno che non arrivi in macchine riconosciute. Loro invece nelle Chiese di Viterbo possono entrare e senza suonare campanelli. Non possono, se sacerdoti, celebrare e lo capisco bene. D’altra parte loro non sono d’accordo: e la posizione dell’altare, e la comunione rigorosamente in bocca, e il vestito a chitarra, e il velo in testa alle signore… Ah! Poi noi ci permettiamo di usare la lingua della gente e non la lingua di Dio usata dal Signore… Quale poi? Poi la predica non la fanno in latino, mi risulta da chi ha potuto partecipare…. perché non la capirebbero. Ma guardate che sono problemi seri, di vita o di morte della fede. E poi ci permettiamo, ed io non ho mai avuto problemi con questo, di far sentire in comunione con Dio chi non si è sposato dentro le chiese, chi è dovuto ricorrere al divorzio e incontra la possibilità di rifarsi una vita con qualcuno. Guai poi a “dire bene” a chi, figli/e di Dio, si ritrova a vivere una vita affettiva fuori dai canoni sanciti dalla anatomia e non dalla persona… come se fossero nati per fare un dispetto ai benpensanti. Queste sarebbero le eresie contro le quali questo drappello vorrebbe partire in crociata per salvare l’umanità. Ma come ci permettiamo, noi eretici, di far cadere la Chiesa in questo neo-modernismo? Chiedono pure di aiutarli a raccogliere un milione e mezzo di euro per risistemare un luogo di preghiera in castello segreto dove “pace e bene” perdono il loro significato francescano. L’eremo S. Antonio era tra l’altro tenuto benissimo dalla associazione “Familia Christi” della signorina Tommasa Alfieri e dai suoi collaboratori. Non entro qui a fare la storia di questa vicenda che ancora fa soffrire chi viveva, in povertà e servizio vero, con la signorina Alfieri. Ma il giornale di ispirazione cattolica on-line “Sosta e Ripresa” potrebbe raccontare molto. “Convertitevi” vorrei dire a queste persone come un predecessore di Papa Francesco disse gridando ad altri, con le catenine e croce al collo, ma senza Gesù Cristo nella vita. Il Papa non dice nulla contro accuse assurde e senza senso. Ma questo silenzio è parola pesante. Come quella di Gesù davanti a chi credeva di averlo incastrato. Da ora inviterò i fedeli che pregano con me di pregare anche per queste persone che invece di combattere il neo-modernismo dovrebbero risorgere dal neo-vecchismo. E manderemo loro anche un pensiero di pace, almeno per sentire dentro di noi la vera pace e dedicarci al vero bene. Non me la sento di dirvi: “BEN” venuti, ma siete venuti, anche perché ci siete comunque.  Noi non possiamo entrare nella vostra casa, ma siete liberi di entrare nella nostra. La sporcizia nella Chiesa c’è e lo si vede. Ma non vive a Santa Marta vestita di bianco. Puliamola insieme diventando migliori.

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