Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani manifesta profondo sconcerto e viva indignazione per l’episodio di brutale violenza che coinvolge adolescenti, avvenuto ad Anagni, in via San Magno, dove un gruppo di ragazze ha aggredito con ferocia una coetanea, mentre altri ragazzi assistevano, incitavano e, in alcuni casi, partecipavano attivamente al pestaggio.
Le immagini diffuse, che rimbalzano ormai da giorni sui social e nelle chat, ci pongono di fronte a una deriva allarmante: la spettacolarizzazione della violenza tra minori, vissuta come intrattenimento o rito di appartenenza. Ciò che sconvolge non è solo la brutalità dell’aggressione, ma la disinvoltura morale con cui essa viene filmata, condivisa e commentata, segno di una drammatica perdita di empatia e senso civico.
Il CNDDU sottolinea con forza che la scuola rappresenta il primo e più importante presidio di legalità e di tutela dei diritti umani. È nei luoghi dell’educazione che deve nascere e consolidarsi la consapevolezza del rispetto reciproco, della dignità e del valore della persona. Quando la scuola viene lasciata sola o privata di strumenti adeguati, la società intera si indebolisce e il terreno diventa fertile per l’arbitrio e la violenza.
La cultura della legalità non è un concetto astratto: è l’abitudine quotidiana a riconoscere nell’altro un essere umano titolare di diritti e di doveri. È un linguaggio che si impara con l’esempio, con la partecipazione, con la coerenza educativa di chi, giorno dopo giorno, costruisce la convivenza civile dentro e fuori le aule.
Per questo, il CNDDU ritiene necessario rafforzare la presenza dell’educazione civica e dei diritti umani nei curricoli scolastici, potenziando la formazione dei docenti e promuovendo la collaborazione con le realtà associative, le forze dell’ordine, i tribunali per i minorenni e i centri antiviolenza. La prevenzione del disagio giovanile non può ridursi a interventi episodici: richiede continuità, ascolto, responsabilità condivisa.
Occorre altresì promuovere una riflessione seria sull’uso dei social media, che troppo spesso diventano cassa di risonanza della crudeltà e veicolo di umiliazione. L’educazione digitale deve essere parte integrante della formazione civica: i ragazzi devono comprendere che un video non è un gioco, ma può diventare un atto di violenza reiterata e pubblica.
La scuola deve tornare a essere un laboratorio di cittadinanza attiva, dove il rispetto delle regole si accompagna al senso di giustizia e di solidarietà. Solo educando al pensiero critico e al dialogo è possibile contrastare la cultura dell’odio e dell’indifferenza che si annida nelle dinamiche di branco.
Il CNDDU invita le famiglie, le istituzioni e i mezzi di informazione a unirsi in un’alleanza educativa concreta: nessun adolescente deve sentirsi solo, invisibile o privo di riferimenti. La responsabilità collettiva è la condizione necessaria per ricostruire fiducia e speranza nelle nuove generazioni.
Filmare la violenza non significa testimoniarla, ma perpetuarla. Solo un’educazione fondata sulla responsabilità, sull’empatia e sul rispetto delle regole può restituire senso al vivere civile e alla convivenza democratica.
L’episodio di Anagni non deve essere archiviato come una semplice “bravata”, ma come un campanello d’allarme sulla fragilità educativa del nostro tempo. Difendere i diritti umani significa riaffermare, ogni giorno, la centralità della scuola e la forza della legalità come valori irrinunciabili della nostra democrazia.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU








