Viterbo, Ciambella (Pd): “La politica decide di fare beneficienza, in concorrenza con le associazioni abdica al suo ruolo”

VITERBO – Riceviamo da Luisa Ciambella (Consigliere comunale PD) e pubblichiamo: “E’ Natale e si moltiplicano gli appelli alla raccolta di cibo, beni di prima necessità, giocattoli per bambini, a favore dei meno abbienti,  che coinvolgono da sempre associazioni, onlus, volontariato, etc: iniziative radicate nei decenni che hanno segnato e segnano la storia della nostra città e che bene provengano dal terzo settore che in maniera autentica e genuina persegue la propria missione.

Esiste un problema però quando i politici o i partiti politici che avrebbero altri compiti primari si sostituiscono appunto alle associazioni nella loro funzione. Paolo VI parlò della politica come la forma più alta di carità e sento di condividere pienamente il suo pensiero, tuttavia da qui a sostituire la carità e la solidarietà alla funzione che la Costituzione riconosce alla politica mi sembra veramente fuori luogo. La politica dovrebbe attenuare le problematiche delle persone adottando misure precise e mirate. Dovrebbe lavorare per aiutare i meno fortunati affinchè possano uscire da situazioni di disagio, deve lavorare affinchè si creino tutta una serie di condizioni, affinchè chi non ha una stabilità economica possa superare il problema con il lavoro, deve garantire il diritto alla salute specie in momenti come questo. Lo Cosa Pubblica deve far sì che tutti abbiano le stesse possibilità di realizzarsi e di mantenere se stessi e la loro eventuale famiglia non può abdicare e dedicarsi alla beneficienza pensando così di lavarsi la coscienza. Così non funziona prendiamo in giro i cittadini ma soprattutto mentiamo a noi stessi.

Non credo che la soluzione sia trasformare i partiti in onlus, raccogliere cibo, distribuire computer o regalare beni di prima necessità a chi  è in difficoltà:  il lavoro, l’indipendenza economica, la liberazione dal bisogno sono diritti sanciti dalla nostra Costituzione, non concessioni, carità, afflati generosi di animi nobili. Credo che la strada di spettacolarizzare la beneficenza, di farne anche un motivo di vanità, di autopromozione o cose simili sia sbagliata e da ababndonare. Cerchiamo, noi politici, di lavorare affinchè ci sia una redistribuzione della ricchezza, investiamo risorse affinchè l’ascensore sociale non resti immobile per decenni e decenni, ma soprattutto troviamo il coraggio e la competenza e affrontiamo i reali problemi che affliggono le persone senza mai girarci dall’altra parte quando ci viene chiesto di affrontare argomenti scomodi ma doverosi.

In ogni caso parliamo poco di solidarietà e aiutiamo gli altri praticamente,  se possiamo, in maniera riservata, senza clamori come persone. A Viterbo in questo preciso momento storico c’è bisogno di costruire, di idee, contributi, non di autoreferenza sterile, specie tra i politici. Questa confusione che va delineandosi tra partiti, liste civiche, movimenti, associazioni non porta con sè nulla di buono, a mio avviso, i ruoli vanno separati e il bene comune deve essere l’obiettivo ultimo, altrimenti diventa tutto un gioco senza senso a chi la spara più grossa, a chi più si fa notare, una grande corsa al raggiungimento di un solo interesse, quello personale; ma così la nostra Terra muore”.

 

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