Viterbo com’era

di ROSANNA DE MARCHI-

VITERBO- Con questo articolo desidero farvi conoscere Viterbo di una volta, attraverso le parole di Francesco Morelli, memoria storica, che mi ha raccontato tanti episodi, pubblicate sul libro: 17 GENNAIO 1944 “in quell’attimo anche gli angeli si misero a piangere”.

Viterbo dentro la cinta muraria
La vita a Viterbo prima della seconda guerra mondiale
“La mia famiglia era composta dalla mamma Iva Capotondi, mio padre Luigi e mio fratello, Mario. Tutti insieme abitavamo nella casa della nonna, in via Annio 25, nel palazzo dei Balestra.
Il mio babbo era un noto artigiano di coltelli e aveva un negozio in via del Corso. Fu costretto, però, a chiudere per idee politiche divergenti; iniziò così un periodo per la famiglia molto difficile, con disagi economici seri e pesanti. Gli dettero poi lavoro presso il campo d’aviazione che si stava costruendo. Tutto ciò avveniva intorno al 1936.
2 PORTA FIORENTINAIn un secondo momento fu messo a lavorare in ospedale, l’Ospedale Grande degli Infermi, vicino al noto Palazzo Papale. Con il babbo che lavorava, la nostra famiglia cominciò a stare un pochino meglio, anche se la vita a Viterbo non era di certo brillante; si viveva di agricoltura e di piccolo artigianato.
Non c’erano imprese, né fabbriche. In origine c’era una fabbrica di mattonelle fuori Porta Faul, ma era andata in disuso, come lo zuccherificio che stava in località “le Pietrare”. L’unica che ancora produceva qualcosa era la ceramica fuori Porta Romana, in via Santa Maria in Gradi, nella cui vicinanza una volta c’erano le carceri. Poi c’erano i molini a olio e di farina. I più famosi per la farina erano quelli di Medori, Profili e Parenti, qui trovavano lavoro prevalentemente uomini.
La paga che prendevano era molto bassa, ora non ricordo bene, ma forse si aggirava intorno a 300 – 400 lire al mese, non sufficienti per mantenere la famiglia.
A Viterbo si viveva dentro il centro storico, fuori le mura c’erano pochissime costruzioni.
Quando si avvicinava la sera, la cosiddetta Ave Maria, venivano chiuse le grandi porte di legno del muro di cinta e i contadini, che ovviamente lavoravano nelle campagne, si dovevano affrettare a rientrare, se non volevano dormire all’addiaccio. Questo rischio lo correvano in particolare gli abitanti del quartiere Pianoscarano, dove erano principalmente tutti contadini.
I viterbesi, quelli che abitavano in questo quartiere, il più antico della città, li consideravano “zuccaroni”, mentre gli abitanti del quartiere San Faustino erano considerati “i signori”.
Antagonismo tra quartieri
Per andare da una parte all’altra della città bisognava attraversare il Ponte Tremoli, che si trovava in fondo via Cairoli, fino ad arrivare dove ora si trovano i gabinetti pubblici. (vicino la gelateria e l’edicola dei fiori, visto che i gabinetti non ci sono più da tempo) Il ponte era chiamato Tremoli perché quello originario di legno, risalente al XIII secolo, oscillava non poco, al passaggio dei carretti, e seppure in seguito fosse rifatto in muratura, i viterbesi continuarono a chiamarlo “Ponte Tremoli”.
Il ponte è ancora esistente, ma ormai è stato coperto dal manto stradale.
Sotto questo ponte scorre il fiume Urcionio, che durante gli anni del ventennio è stato ricoperto. C’era tanto antagonismo tra gli abitanti di Pianoscarano e quelli che si trovavano aldilà del Ponte Urcionio.
Va anche detto che, in quei tempi gli uomini erano scarsi di complimenti, a loro bastava poco per litigare e non si accontentavano di scambiarsi solo qualche ingiuria, molto spesso facevano parlare il coltello, che portavano sempre in tasca.
Anche le donne erano sempre pronte a difendersi; tenevano nascoste nelle tasche delle lunghe e larghe gonne un paio di forbici.
C’era però un uomo, soprannominano “l’Ardito”, che s’innamorò di una ragazza del quartiere S. Faustino, e la sera, quando andava da lei, lasciava il coltello a casa, per questo motivo gli affibbiarono il soprannome di Ardito, cioè coraggioso.
Tratto dal libro 17 GENNAIO 1944 “in quell’attimo anche gli angeli si misero a piangere” scritto da

Print Friendly, PDF & Email
Condividi con:
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE