Viterbo protagonista su Raiuno nel viaggio del Giubileo 2025

di GIUSEPPE INTAGLIATA-

VITERBO- Viterbo, ultima tappa di tutti i pellegrini che percorrono la via Francigena prima di arrivare a Roma. Così Lorena Bianchetti ha iniziato la puntata “A sua immagine”,  su Rai 1, dedicata a Viterbo. Non solo Viterbo, ma anche il lago di Bolsena e Villa Giulia riprese dalle telecamere della Rai.

Il primo intervistato da Bianchetti è stato il Colonnello Daniele Mocio, che ha detto: “Viterbo è nota come la città dei papi ed è solita vedere pellegrini. Il pellegrino porta con sè la speranza, che è un futuro roseo, il cielo sereno”.

Paolo Balduzzi a Montefiascone ha fatto vedere la bellezza del lago, del promontorio, una tappa privilegiata per il passaggio dei pellegrini lungo il passaggio della via Francigena.

E’ stata, quindi, la volta di don Emanuele Germani, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Diocesi di Viterbo, che ha affermato dalla Loggia del palazzo papale: “Ben cinque pontefici da questa loggia hanno dato la benedizione, è questo un luogo ricco e carico di storia”. Ha poi ricordato la storia del conclave.

E’ stata, quindi, la volta di Elena Cangiano, archeologa, che ha approfondito il legame della città con le elezioni papali, all’interno della stanza dove tutto avvenne e mostrando la pergamena del Conclave dell’ 8 giugno del 1270. Al termine del conclave venne eletto Gregorio X, arcidiacono. Cangiano ha spiegato come alla metà del 1200 Viterbo fosse già ben frequentata dai Pontefici, per le acque termali e la via Francigena. La città, con le sue mura, offriva protezione al Papa.

Roberto Celesti ha fatto, quindi, vedere Villa Giulia,  con il sarcofago degli sposi, simbolo del museo.  Poi di nuovo Bianchetti, insieme a Cangiano, ha mostrato la cattedrale San Lorenzo, di impianto romanico con la tomba di Giovanni XXI, uomo di scienza, poco politico, durato poco come Papa, perché si dice che facendo un esperimento ci fu un’esplosione ed il tetto della stanza gli crollò in testa. Poi è stato mostrato il giardino dei Papi, con la rocca dei papi, costruita da Papa Innocenzo III, anticipatore delle indulgenze giubilari.

Di nuovo Lorena Bianchetti a Viterbo ha parlato di Santa Rosa in compagnia di don Emanuele Germani e poi delle suore di clausura, con la testimonianza di suor Carmela Salvato. Ancora un collegamento da Villa Giulia con il suo emiciclo con Paolo Balduzzi e poi di nuovo a Viterbo dove Lorena Bianchetti ha ricordato come Santa Rosa nel sogno chiese a Papa Alessandro IV di essere spostata nel monastero dove tuttora riposa, luogo di grande speranza dove ogni pellegrino porta le sue intercessioni.

E’ stata, infine, la volta di Raffaele Ascenzi, ideatore della Macchina Dies Natalis, che ha spiegato a Bianchetti come la Macchina arrivi a 30 metri di altezza,  28 dalla spalla del facchino.  “Ho dato questo nome, Dies natalis alla Macchina di S. Rosa- ha detto Ascenzi- perché racconta la sua storia, il giorno della nascita in Cristo di Santa Rosa. Vivo costantemente in relazione al 3 settembre, soprattutto da quando ho questa responsabilità di progettare la Macchina, avere 100 uomini a trasportare la macchina è una grossa responsabilità, ma anche una gioia immensa”.

Lorena Bianchetti ha, quindi, finito il suo viaggio a Viterbo all’insegna delle parole di speranza e spiritualità della città di Viterbo.

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