Viterbo- Roma: Capotreno ci sei?

di MARCO ZAPPA-

VITERBO- Chi come me ha la sfortuna di viaggiare regolarmente sui treni vive continuamente lo stress dettato dalla maleducazione, dalla sporcizia e dalla negligenza che vige spesso sui convogli regionali.
Mi voglio soffermare sulla tratta Viterbo Roma che già di per sé comporta tempi lunghi, quasi due ore passate in sofferenza con indosso la mascherina, dentro carrozze che sotto l’emergenza covid vengono definite sanificate, cosa alla quale credo fino a un certo punto perché non mi spiego poi la solita puzza di treno che ti resta addosso per un giorno, come una nuvola malefica dopo il viaggio.
Sui bagni stendo un velo pietoso e non voglio neanche immaginare l’eventualità di usufruirne dato il nauseabondo odore che ti avvolge quando sei nelle vicinanze.
Ma passi pure questo.
Quello che proprio non mi va giù e scusatemi se sono così insofferente, è l’ordinaria maleducazione non di un soggetto, ma della maggior parte dei viaggiatori che sembrano vivere in una bolla d’aria, isolati in se stessi e menefreghisti del prossimo.
Per carità, il treno è sempre stato oggetto di conversazione, a volte rumorosa d’accordo,  ma giustificata se contenuta nei limiti della decenza, del gusto di comunicare, di incontrarsi o di “scaricarsi” prima di una giornata di scuola o di lavoro.
Ma da quando impazza la tecnologia la situazione è del tutto fuori controllo.
Suonerie che sciorinano ogni tema musicale, gente che senza rendendosene conto mentre telefona, ti mette al corrente delle sue cose, cita persone e fatti altrui mettendo in piazza la privacy di soggetti terzi, tema della conversazione con l’individuo che sta all’altro capo del cellulare…una pazzesca babele di lingue e di suoni.
E poi c’è l’ultima frontiera della maleducazione, adottata ormai da giovani e adulti indistintamente, che consiste nel tenere alto il volume del cellulare per ascoltare musica, video, barzellette, notiziari, sketch televisivi o altre baggianate che disturbano le orecchie altrui.
Cosa importa dunque se un viaggiatore chiede di riposarsi perché magari sono le sei del mattino oppure spera di lavorare in tranquillità ad esempio con il computer per prepararsi al lavoro che dovrà svolgere nella giornata oppure…mi si passi la bestemmia, vuole semplicemente leggere.
Già leggere, provate ad osservare i viaggiatori e vi accorgerete che l’unica lettura che va per la maggiore è quella del cellulare e qui mi fermo non sapendo cos’è che catalizza lo sguardo della massa degli individui, anche se, considerando l’ignoranza dilagante non credo che la maggior parte di essi consulti la Divina Commedia.
Insomma, soprattutto in certi momenti non sembra di essere a bordo di un treno, ma di girare al mercato e il fenomeno tende solo a peggiorare viaggio dopo viaggio.
Premesso che il rispetto del prossimo dovrebbe essere un valore imprescindibile di ogni individuo, quello che desta la massima indignazione è l’assenza totale dell’autorità, rappresentata a bordo dal capotreno.
Provate a cercarlo, a reclamarne la presenza in modo da sollecitarne un possibile intervento nei casi più “fastidiosi”.
Certo, dovrebbe essere lui stesso a verificare, a controllare, a “sbattersi” insomma, percorrendo le carrozze regolarmente, se non altro per onorare il salario che percepisce, ancor più in questo momento nel quale si parla tanto di prevenzione, di assembramenti e di mascherine.
Non solo, dal momento che in alcuni treni a causa del Covid i posti sono ridotti (e quindi i biglietti vengono erogati in numero limitato), siamo così sicuri che tutti coloro che salgono a bordo ne siano in possesso?
Forse proprio per questo il controllore non passa mai.

 

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