di SIMONE CHIANI-
VITERBO – “Donne Caparbie – Italiane che hanno cambiato il mondo” (Effigi Edizioni, 2022) è l’opera letteraria di circa trecento pagine che Maura Zamola, laureata in Lettere, guida turistica e femminista, ha presentato nel pomeriggio di oggi presso la Sala Ce.Di.Do. della Città dei Papi. Presenti per l’evento, targato Archeotuscia, Luciano Proietti nelle vesti di presentatore, la Dott.ssa e Scrittrice Alba Stella Paioletti per l’introduzione e la giornalista Veronica Olivi con il suo intervento.
Il libro è tutto incentrato su personalità femminili dell’Italia Centrale che, nel corso della storia antica e recente, hanno inciso sull’andamento di questioni rilevanti e meno, opponendosi con forza alle costrizioni imposte dal patriarcato.
Si tratta di figure, emerge dall’incontro, come Giulia Farnese, Lucrezia Borgia e la Regina Amalasunta, passando per Olimpia Maidalchini e Vittoria Colonna, fino a giungere a personalità meno note ma che, con il loro operato in vita, hanno assunto un valore simbolico determinante per l’emancipazione femminile.
Ogni singola figura affrontata, sopravvissuta attraverso i secoli, è stata “rivisitata” in maniera originale e in parte personale cercando peraltro di scardinare il punto di vista maschile che inevitabilmente ha generato misunderstandings nella ricostruzione storiografica di queste biografie.
La Dott. ssa Paioletti, nell’evento in questione, ha voluto sottolineare l’importante ricostruzione svolta da Maura Zamola nella ricostruzione dell’impatto effettivo di queste figure, oltre al suo appassionato lavoro già in piedi da anni e al suo legame al territorio di Orvieto e del centro Italia in generale.
“Ciò che accomuna queste donne – osserva invece Veronica Olivi dopo aver ripercorso velocemente le singole figure affrontate nell’opera – è che ognuna di loro ha dovuto lottare per affermarsi. Donne che sono state spesso criticate, ma che hanno lasciato un’impronta e sono sopravvissute nell’immaginario collettivo”.
Maura Zamola, interrogata dalla Dott. ssa Paioletti sulla figura “più caparbia” tra quelle che appaiono nel testo, non ha voluto prendere una posizione decisa ma ha proposto come esempio Donna Olimpia, forte di trovare, attraverso una bugia da scandalo, il modo da sfuggire al proprio destino di monaca.
“Con questo libro – racconta avviandosi a conclusione l’autrice – ho voluto riabilitare tante donne di epoche passate, ingiustamente accusate di misfatti che non avevano commesso, calunniate dai posteri.”
“Io non ce l’ho con gli uomini del tempo, spesso inconsapevoli e figli del proprio tempo – conclude infine interrogata dal pubblico – ma con il patriarcato stesso”.
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