Viterbo, Zappa: “W il Green Pass”

di MARCO ZAPPA –

VITERBO – L’hanno così reso obbligatorio che chi ne è sprovvisto di fatto sembra un emarginato sociale, costretto a disertare eventi pubblici, viaggi, opportunità lavorative ecc… Mi riferisco ovviamente al green pass, la card più celebre al mondo di questi tempi.

Sono pochi che ne possono fare a meno, quelli cioè che lavorano in smart working o fanno attività all’aperto oppure, meglio ancora, se ne stanno per conto loro come orsi polari lontano da tutto e da tutti.

Anche il sottoscritto gira con il green pass né per convinzione né per scelta ma per obbligo: se devo viaggiare e lavorare, nella mia funzione di docente, devo sottostare a quella che di fatto è un’imposizione.

E va bene così.

Quello che non mi convince in questa faccenda è la solita mancanza di equità, che poi si trasforma in illogica tutta italiana, anche se qualcuno mi dice che in altri paesi avviene lo stesso.

Accade così che i controlli sono arbitrari ed eseguiti senza un criterio uniforme.

E vengo a degli esempi concreti.

Sui treni ad alta velocità il green pass è richiesto.

Su quelli regionali, dimenticati da Dio, maledetti, perennemente affollati da una massa di pendolari disperati che se hanno un bisogno fisico impellente sono costretti a usufruire di bagni che puzzano come le fogne di Calcutta, manca ogni controllo.

Lo stesso vale per gli autobus di linea che a Viterbo, come a Roma e Milano trasportano masse di gente munite “solamente”, si fa per dire, di mascherine.

Ha una logica tutto questo considerata la possibilità di trasmissione bacilli in situazioni di tali assembramenti, nella quale non mancano certo dei soggetti che vengono chissà da dove, magari scappati da uno dei tanti centri di raccolta e privi di controlli sanitari o documentazioni?

A me non sembra.

E cosa dire delle chiese, all’interno delle quali non occorre la mitica card?

Nessuno ne parla ma tutto è concesso all’istituzione Chiesa, guai ad andarle contro, pena la perdita di consenso elettorale (ricordarsi del governo Conte).

Al contrario, per entrare nel parco di Villa Lante (praticamente un bosco) oppure nel Parco dei Mostri a Bomarzo (altro luogo completamente esposto all’aria) o ancora, per assistere ad un’opera lirica nell’arena di Verona, dunque all’aperto, ebbene il green pass è obbligatorio e richiesto senza tolleranza alcuna.

Se analizziamo questi pochi esempi risulta evidente che nella sua grassa ignoranza la classe politica in mezzo a tanta incongruenza continua a penalizzare i luoghi della cultura.

Se la fede è considerata un bisogno primario per lo spirito dell’uomo l’Arte in generale evidentemente non lo è.

Amen!

C’è equità di vedute e di giudizio nel nostro paese?

 

 

 

 

 

 

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