WWF: squalo di 4 metri finisce illegalmente nel mercato ittico di Catania

ROMA- La carcassa di uno squalo Mako (Isurus oxyrinchus) di circa 4 metri, una femmina adulta di oltre 30 anni di età, è stata sequestrata dalle forze dell’ordine di Catania nei giorni scorsi prima di essere venduta illegalmente da un commerciante all’ingrosso del pesce probabilmente come pesce spada. La pratica di pesca e commercio illegale sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza della specie nel Mediterraneo.

L’esemplare, privo di testa, è stato rinvenuto dalle forze dell’ordine di Catania all’interno di una cella frigorifera di un commerciante all’ingrosso di pesce, presso il MAAS di Catania. Pochi giorni prima, il 23 maggio, c’era stata la segnalazione di uno squalo mako, pescato e sbarcato illegalmente da un peschereccio proprio di Catania. La specie protetta stava per essere venduta, probabilmente come pesce spada o altra specie per la quale il commercio è permesso, mettendo in luce l’ulteriore problema diffuso in Italia della frode alimentare che danneggia squali e consumatori. Secondo la guardia costiera italiana, infatti, lo squalo venduto come pesce spada è una delle tre frodi di pesca più comuni nel nostro Paese.

Gli squali, in quanto predatori posti al vertice della piramide alimentare svolgono un ruolo ecologico fondamentale: la loro cattura, anche accidentale, minaccia quindi l’intero ecosistema marino. Nel Mediterraneo, lo squalo mako, insieme ad altre 23 specie di elasmobranchi, è a rischio di estinzione secondo la IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) e protetto per legge. La sua commercializzazione inoltre è soggetta a limitazioni secondo la Convenzione Internazionale CITES (Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie minacciate di Estinzione). Purtroppo la scarsa conoscenza e il mancato rispetto delle normative vigenti in Italia sulla cattura, lo sbarco e la vendita delle specie protette ne mettono a rischio la sopravvivenza.

“Pratiche illegali, come quella appena denunciata a Catania, hanno reso il Mediterraneo uno dei mari più pericolosi per gli squali. Nonostante il nostro paese abbia leggi precise che vietano la cattura, la detenzione a bordo e lo sbarco di varie specie di squali, tuttavia esemplari di squali protetti finiscono sui banchi e sulle nostre tavole in maniera fraudolenta spesso come pesce spada, con rischi anche per la salute umana. Sono necessari più controlli e maggiore informazione per far si che questi animali magnifici rimangano nel solo habitat che gli compete: il mare”, afferma Giulia Prato, Marine Officer WWF Italia.

La normativa che protegge questi animali nei nostri mari è sicuramente complessa. Pertanto e’ fondamentale, non solo aumentare i controlli, ma anche formare adeguatamente gli organi deputati al controllo, e veicolare informazioni chiare a pescatori e commercianti.

Per questo WWF insieme ad un gruppo di ricercatori e altre ONG hanno realizzato una scheda (scaricabile a questo link) che elenca le specie di squali e razze (elasmobranchi) più comunemente catturate in Mediterraneo. La scheda fornisce a pescatori, commercianti e addetti al controllo un utile strumento di identificazione e chiarisce il comportamento da tenere in caso di cattura di questi individui secondo le normative vigenti: rilascio a mare e registrazione della cattura accidentale sul libretto di bordo nel caso di Mako, squalo bianco, smeriglio e molte altre specie, o possibilità di sbarco ma sempre con segnalazione sul libretto di bordo per altre specie di squali.

SQUALI ANCORA PIU RISCHIO DURANTE LA STAGIONE DI PESCA AL TONNO ROSSO

La stagione di pesca al tonno rosso in atto in questi giorni rende ancora più urgente la necessità di fare chiarezza su questo tema. Come ogni anno, infatti, il Decreto che definisce le modalità della suddetta campagna e la distribuzione delle quote tonno tra i diversi attrezzi di pesca (Decreto Dirigenziale n. 8120 dell’8 maggio 2020 “Campagna di pesca del tonno rosso – Anno 2020”) indica anche il comportamento da tenere in caso di cattura accidentale di tonno rosso per quelle imbarcazioni che non sono autorizzate alla pesca diretta di questa specie (Art.6), come molti palangari o imbarcazioni della piccola pesca, ovvero: è possibile sbarcare tonni catturati accidentalmente per una percentuale pari al 20%, in peso e/o numero, delle specie ittiche elencate nell’Allegato 1 al regolamento (UE) n. 2017/2107. Va ricordato che la pesca al tonno, soprattutto quella effettuata con palangari, cattura accidentalmente molti squali, e molti di questi sono inclusi nell’Allegato sopracitato. Il rischio è quindi quello che i pescatori considerino anche gli squali nel conteggio del 20%, e siano incitati a sbarcare erroneamente queste specie per poter sbarcare anche i tonni. Sebbene il decreto integrativo del 26 maggio(D.D, 9061), chiarisca che non devono considerarsi per tale conteggio le specie ittiche protette dalle normative nazionali e sovranazionali, tuttavia non viene fatta altrettanta chiarezza sul fatto che nessuna specie di elasmobranchi, protetta o meno, possa essere considerata in quanto non “tuna-like”, cioè specie affini ai tonni, secondo la definizione dell’ICCAT (Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi dell’Atlantico).

Per fare chiarezza quindi: ai fini del conteggio del 20%, nessuna specie di elasmobranchi, nemmeno le specie non protette quali verdesche o squali volpe per citarne alcune, possono essere considerate ai fini del conteggio della quota di cattura accessoria di tonno rosso.

SCHEDA DI APPROFONDIMENTO:

· Il mar Mediterraneo è un vero hotspot di biodiversità per gli squali, le razze e le chimere e ospita 86 specie di cui 47 squali, 38 razze and 1 di chimere, pari a circa il 7% del numero totale di pesci cartilaginei esistenti al mondo. Ma il Mare nostrum è uno dei luoghi più pericolosi al mondo per squali e razze, con più delle metà di queste specie a rischio di estinzione a causa di pesca eccessiva, gestione inefficace della pesca, mancata applicazione delle regole, insufficienti controlli nei mercati e dalla mancanza di informazioni sul loro conto.

· Nel Mediterraneo, la raccomandazione vincolante della CGPM (Commissione Generale per la Pesca in Mediterraneo) indica 24 specie protette (incluse nella lista dell’ANNESSO II del Protocollo SBA/BIO dela Convenzione di Barcellona) che, se catturate accidentalmente, devono essere rilasciate illese e vive.

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