Quartieri dell’arte: A conversation (on an interpretation of sculture)

Si presenta come uno degli appuntamenti più attesi del Festival “A Conversation (On an Interpretation of Sculpture)” rito teatrale in due parti tratto da materiali di Apichatpong Weerasethakul, regista thailandese vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 2010 con il film “Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti”, con drammaturgia di Gian Maria Cervo, citazioni da Paul Castagno (guru americano della scrittura polifonica) e regia di Nicola Bremer, nominato nel 2018 dalla famosa rivista teatrale tedesca THEATER HEUTE miglior artista emergente, per la sua serie teatrale “Selfies einer Utopie”. Il titolo dell’opera cita materiali di Weerasethakul provenienti da un progetto artistico multi-trans-postmediale dell’artista (“A Conversation with the Sun”) e più specificamente da un’opera dello stesso artista thailandese che sarà esposta durante il rito. La drammaturgia di Cervo paragona il processo di modellare un testo alla scultura di una pietra. L’artista intraprende una conversazione con la materia letteraria, forse addirittura con la materia letteraria di altri artisti, rimuovendo strati superficiali per rivelare un’essenza nascosta. Come uno scultore. Il testo che ha tra i suoi “materiali trovati” frammenti di un’opera elaborata agli albori di ChatGPT da Weerasethakul con l’intelligenza artificiale e con i suoi collaboratori di Kick the Machine, la realtà del grande artista asiatico che ha sede a Chiang Mai, è una conversazione senza tempo tra figure come il regista Apichatpong, il Sole, un Buco Nero, Tilda Swinton e Dalì. Ad essa fa da controcanto una reale conversazione svoltasi in Thailandia tra Gian Maria Cervo e Weerasethakul.

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