Cani e incivili

di FRANCESCO MATTIOLI-

Vi ricordate quel cartello che troneggiava – e in rari casi ancora troneggia – sopra la cassa di qualche negozietto di quartiere? Recitava: “Per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”. C’è anche un altro detto, con significato analogo: “Paga il giusto per il peccatore”.
In tutti questi casi c’è un imbecille (dal vocabolario: “Persona di limitata capacità di discernimento e di buon senso o dal comportamento stolido”) che si è comportato senza rispetto per gli altri e per la collettività, scaricando su di essi le conseguenze di un comportamento sbagliato, truffaldino o incivile.
Ce ne sono tanti di costoro, ben distribuiti in ogni dove: nei luoghi di lavoro, di svago, nel commercio, nelle istituzioni, in politica, nei media, ma soprattutto in strada, dove si fa presto ad allontanarsi dal luogo del “delitto”.
C’è una particolare categoria di imbecilli, direi meglio di incivili, che è particolarmente attiva nel vivere quotidiano. Sono taluni proprietari di cani. Lo dico da comproprietario di cani, che paga per l’imbecillità altrui.
Posto che ormai non esistono pressoché più i cani randagi, e che quindi quelli che circolano lo fanno al guinzaglio e comunque sotto il controllo dei loro padroni, il fatto che le strade della città siano disseminate di feci canine, di ogni dimensione, la dice lunga sul fatto che troppe persone si disinteressino di quel che fa il proprio beniamino a quattro zampe in pubblico. L’ultimo fatto di cronaca: una vistosa cacca in primo piano sui pratini di coreografia agli allestimenti per S. Pellegrino in Fiore, quindi lungo un percorso turistico e molto frequentato.
Dice: “non me ne sono accorto”. La scusa è peggiore del danno, perché solo un minus habens può non accorgersi di quel che fa il proprio cane in strada, visto che per fare i suoi bisogni la bestiola ha bisogno di tempo, si deve fermare dopo aver fatto qualche rito di accomodamento.
Ormai dovunque ti vendono i sacchettini per raccogliere le feci canine, e a prezzi stracciati: negozi specializzati, supermercati, persino le edicole. In taluni centri urbani più avanzati, per lo meno presso i parchi pubblici e nelle aree di maggiore fruizione pubblica, vi sono addirittura dei distributori gratuiti di sacchettini. Sacchettini che poi si possono gettare nei cestini dei rifiuti, che seppur più rari in alcuni punti della città, abbondano in altri.
Perché ho citato quei due proverbi all’inizio? Perché la sciatteria incivile di chi lascia la cacca del proprio cane in giro si ripercuote anche su chi si comporta civilmente: ed ecco perché c’è una certa diffidenza verso la presenza canina in supermercati, negozi, ristoranti, hotel, piscine, sedi istituzionali, scuole, terme, centri sportivi e di cura, parchi pubblici, ecc. E questo, nonostante taluni proprietari si preoccupino non solo di tenere pulito e profumato il proprio beniamino (molto più di certa gente che frequenta i luoghi pubblici….), ma anche di far sì che non sporchi in nessun modo e non assuma comportamenti fastidiosi per il prossimo. Così, c’è chi adotta un apposito passeggino, chi un trasportino, chi oltre che ai sacchetti per le feci ricorre anche a mutandine particolari per evitare che la bestiola faccia pipì in giro. Costoro, che hanno rispetto per gli altri, e segnatamente per il proprio cane affinché sia ben accolto, spesso pagano per il pregiudizio indotto da coloro che invece si disinteressano del comportamento del cane creando situazioni imbarazzanti per la comunità.
Quindi, due inviti: all’imbecille, perché faccia rinsavire il suo senso civico; e alle strutture pubbliche e private di ogni categoria perché non facciano di ogni erba un fascio, superino i pre-giudizi e sappiano discernere il grano del civismo dal loglio dell’inciviltà.

 

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